... Laboratorio di neuroscienza e cognizione del sonno della Baylor University e pubblicata sulla rivista Neurobiology of Learning and Memory (2020).
È lo studio sulla riattivazione della memoria attraverso l’ascolto della musica, in particolare quella classica, portata sui banchi universitari dove 50 studenti han ascoltato brani di Antonio Vivaldi, Ludwig van Beethoven e Fryderyk Chopin durante una lezione interattiva di microeconomia; poi a una parte di loro è stata fatta “risentire” la stessa musica mentre dormivano, nella fase profonda del sonno. Questi studenti, nel test di microeconomia previsto per tutti dopo il risveglio, han ottenuto risultati nettamente migliori degli altri del gruppo. Interessante l’aspetto rilevato dal co-ricercatore Chenlu Gao: “Il nostro studio suggerisce che durante il sonno è possibile riattivare e rafforzare ricordi esistenti relativi alle lezioni” e soprattutto “il nostro prossimo passo sarà quello di implementare questa tecnica nelle aule e anche nelle lezioni online (viste le attuali misure adottate per l'emergenza COVID-19) in modo che possiamo aiutare gli studenti universitari a “ri-studiare” i loro materiali durante il sonno”.
Più in generale, nell’ambito di diverse discipline molte ricerche sono state condotte sulla relazione tra musica e benessere psico-fisico delle persone e tutte hanno accertato che un legame esiste. Uto Ughi deve avere pensato a questi possibili benefici nel presentare ad Alba il suo progetto “Uto Ughi per i giovani” proprio adesso, in tempo di pandemia: “Sono stato molto colpito da quello che è accaduto, per questo più forte deve essere il nostro impegno, perché l’arte è un bene prezioso e spirituale a cui tutti devono poter accedere”. E ancora: “la musica è in crisi, punto sui ragazzi: insegnarla a scuola è fondamentale”.
L’iniziativa del violinista è un festival itinerante (parte da Alba in Piemonte il 7 novembre prossimo) che ha il compito primo di portare la grande musica ai giovani, farla ascoltare per suscitare emozioni, entusiasmo e benessere: in programma appuntamenti con studenti delle scuole di ogni ordine e grado, incontri per condividere musica e parole in uno scambio tra ragazzi, il Maestro Ughi e altri musicisti.
Un progetto importante visto il periodo: sappiamo che le lezioni di musica nelle scuole difficilmente prevedono il canto o il flauto dolce e sappiamo che in parte sono online. Se non si può suonare però si può ascoltare! E fa pure bene, lo dice la scienza. Il neuroscienziato Daniel Levitin (McGill University) ha esaminato e raccolto oltre 400 studi che lo confermano scientificamente. I risultati di questo gran lavoro sono pubblicati sulla rivista Trends in Cognitive Sciences (2013).
Per chiudere torno a Uto Ughi che sulla musica classica insiste: “Non conosco nessuno che non la ami: non la amano perché non la conoscono. È una miniera di capolavori”. Da far ascoltare ai più giovani, anche sui banchi di scuola.