... il divertimento e la sorpresa nella carica agonistica della nonna, che mi richiedeva un mix di attenzione e doti diplomatiche eccelse, specie se perdeva. Dalla lettura di Tex, prima col nonno e poi in autonomia, venivano principi morali e voglia di esplorare il mondo.
In due fasi distinte, prima e dopo aver imparato a leggere, la mente del bambino si plasma ascoltando e guardando chi gli legge o racconta delle storie, imparando a riconoscere sguardi, musicalità delle parole, costruzione delle frasi e concetti, fino anche al contesto. Impariamo a leggere ed a pensare perché il nostro cervello combina i segnali provenienti dai diversi sensi, dandoci contenuto, contesto e cognizione. Da numerosi studi in cui i bimbi sono stati sottoposti a risonanza magnetica per mappare le attività cerebrali, si conclude che fino ai cinque anni è meglio non sostituire la figura del genitore, nonno o maestra con uno schermo. In questo processo è particolarmente importante anche le musica, che non è solo fine a se stessa nel provocare ed educare emozioni, ma va a braccetto nella costruzione delle nostra capacità di fare analogie, di pensare per metafore, di mutuare un concetto da un contesto all’altro, grazie ai neuroni specchio di cui abbiamo parlato in precedenza.
Sento spesso raccomandare agli studenti di non ascoltare la musica mentre studiano o scrivono, perché gli stimoli sonori possono distrarre l’attenzione. Questa e’ un altra fake truth, perché i benefici emozionali sono ben maggiori ed ognuno di noi ha dei brani preferiti che non distraggono ma anzi aiutano a concentrarsi. Articolo interessante qui, dove si fa anche riferimento al lavoro di Fogassi sui neuroni specchio. Lascio a Valeria, con la rubrica Parole in Musica, il compito di dirci di più sull’importanza di ascoltare e fare musica. Vedete che spunti nel suo articolo!
Ho parlato del nonno perché come il resto della sua generazione s’è trovato a navigare cambiamenti e crisi devastanti: due guerre mondiali, la Spagnola, la grande depressione, dover abbandonare i campi per dare un futuro ai figli in fabbrica, cambiar lavoro per gestire le circostanze. Oggi illustri competenti ci dicono che il 65% dei lavori del futuro ancora non esistono, i nostri ragazzi soffrono il Covid, e le piattaforme digitali portano sia benefici sia importanti fregature. Pensiamo ai rider pagati meno di tre euro all’ora, ai tagger (chi classifica dati per l’intelligenza artificiale) quattro euro, e capiamo che il concetto di schiavismo è ancora ben presente e tollerato tra noi.
Tra i giovani del 1920 e quelli del 2020 ci sono ovviamente enormi differenze nel tenore di vita, disponibilità di cure, grado di educazione, e sono importanti. Ma son sicuro che riconoscete paralleli e somiglianze. I giovani del 2020 devono vedere una luce alla fine del tunnel, e sperare non sia un treno. E’ quindi fondamentale dar loro gli strumenti della nostra mente, specialmente la capacita’ di passare dalle informazioni ai concetti, e di trasporli a seconda del contesto applicandoli in pratica.
Aristotele dedica il primo trattato di etica della storia della filosofia al figlio, e l’Etica Nicomachea ci offre importanti spunti ancora oggi. In questo testo Aristotele ci dice che una buona società è fatta di tre ingredienti: le attività della conoscenza e produttività, quelle dell’arte ed intrattenimento, e quelle della riflessione e meditazione. Per riflettere e meditare serve tempo, serve ritmo, servono ripetizioni.
Come abbiamo visto nei numeri precedenti, il fattore tempo, con le sue accezioni di fretta e noia, è critico. Da Seneca a Warren Buffett e Bill Gates, il concetto è semplice: il tempo non si compra, e quindi è meglio non regalarlo o sprecarlo. Per imparare a gestire questa risorsa scarsa dobbiamo riflettere proprio sulla musica, specialmente sul ritmo che ci viene dato dall’emozione di quanto leggiamo e dall’attenzione che ne consegue. Serve staccare, serve tenere un diario o scrivere a margine del libro, se vogliamo veramente imparare da quanto letto. In altre parole, serve ritmo anche nel leggere, dove le pause sono per scrivere, riflettere, camminare.
Eccoci al termine di questo modesto invito a stare sui libri di carta, a tenere un diario per riflettere, a staccare per camminare all’aperto e lasciare che la nostra corteccia prefrontale faccia un qualcosa che ancora per molti anni algoritmi e chip non riusciranno a fare. A pensare per essere liberi, ed esser liberi di pensare.
Dopo Tex Willer ed il De Brevitate Vitae di Seneca, se avete tempo leggete anche Six Memos for the Next Millennium di Italo Calvino. Se aggiungete lo sforzo di leggere in lingue diverse, come per magia la corteccia svilupperà ancora meglio la capacità di adottare concetti in contesti diversi e chissà, partendo dall’abilità nello scrivere programmi in Java riuscirete a farli in Python senza quasi sforzo.
E’ stato bello scrivere questi quattro pezzi, spero sia stato interessante leggerli.