LA Coppa


La vita come una partita di tennis

Spesso diciamo che il calcio sia lo sport più popolare al mondo, io stesso più volte l’ho scritto, ma ci rappresenta ancora come nel secolo scorso?

Il calcio è prima di tutto un grande fenomeno, un rito collettivo, fatto di gruppi, la squadra, il tifo organizzato.

È figlio del XX secolo, fatto di grandi aggregazioni collettive, associazionismo, fosse sportivo, religioso, politico, culturale, professionale, sindacale.

Nel calcio e nell’associazionismo l’individuo si forma, fa le sue esperienze, cresce, è tutelato, vince e perde, in un contesto di gruppo.

Tutto questo ormai non c’è più, si sta sgretolando, la Chiesa non ha più centralità, i sindacati hanno tradito la propria missione, e pure il calcio, fra la Gen Z e Gen Alpha, desta meno curiosità, è meno seguito attivamente, ci sono meno ragazzi che lo praticano.

Nel mondo di oggi, nel quale è essenziale lo sviluppo della coscienza dell’individuo, questa la si raggiunge, la si sperimenta maggiormente “da soli”, in sport dove in campo o sulla pista sei “solo”, come nel tennis e in F1.

Certo il team, la squadra, gli allenatori rimangono, sono fondamentali per concorrere alla vittoria, ma nell’azione, in partita sei solo contro gli avversari, dunque muta il concetto di squadra.

Ecco perché sport individuali come il tennis stanno destando molto interesse e seguito, sono più coerenti, adatti per le esigenze dei tempi attuali.

In tutti gli sport sono necessari notevoli capacità di concentrazione ed alta intensità, ma negli sport con la racchetta o su una macchina a 350 km/h esse crescono esponenzialmente: non puoi sbagliare, non puoi staccare la concentrazione ed attenzione per un singolo istante, “devi stare lì”, poiché l’imprevedibilità è altissima, ed il gioco continuo non permette pause.

Giocando singolarmente non puoi che far leva solo sulle tue forze, sulle tue capacità, scavare dentro e trovare sempre il tuo massimo.

Il calcio è uno sport fuori dal tempo, pieno di pause, lento, puoi non toccare palla per minuti. Il calcio ha anche una caratteristica pressoché unica, prevede oltre vittoria e sconfitta anche il pareggio. Pareggio che è in contrasto con il principio del “dare il meglio di sé”, il pareggio a volte ti fa accontentare, muovere la classifica.

Credo che sia giunto il momento di avviare una riflessione sul porre fine al pareggio.

Ritmo, velocità, imprevedibilità, scelta individuale fatta in una frazione di secondo, concentrazione massima le caratteristiche da sperimentare nella vita di oggi.

La vita nel XX secolo dunque assomiglia più alle fasi di una partita di calcio, nel XXI secolo ad una partita da tennis.


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