Quest’anno ho la fortuna di dare una mano ad un’azienda astigiana che ha progettato e vende un’idropulitrice robotizzata.
I vantaggi di questa soluzione sono presto detti: sicurezza sul lavoro, minor consumo di acqua, di detergente e di energia per sanitizzare vasche e cisterne di vino, olio, acqua. Qualsiasi persona di buon senso penserebbe che si venda da sola, giusto? Dovrebbe essere sufficiente contattare i possibili acquirenti, fargli toccare con mano i benefici rispetto al processo manuale, e mettersi d’accordo su prezzo e servizio post-vendita. In America andrebbe così, con moltissima attenzione alla manutenzione e supporto in esercizio, perché una nuova tecnologia comporta sempre un rischio maggiore rispetto al modo di lavorare conosciuto. In Italia ed in Europa invece no: vendere un prodotto innovativo, che offre prestazioni e costi migliori del pregresso, non è sufficiente.
Servono gli incentivi. In pratica, da regione a regione, da stato a stato, la maggior parte delle cantine, oleifici ed imbottigliatori preferisce rimandare l’acquisto a quando sarà disponibile la sovvenzione di turno, vuoi uno sconto fiscale o quella che sia la formula. È lo stesso ragionamento che trovi in altre industrie, come quella automobilistica, dove per tanti anni son stati fatti e disfatti piani, stampate presentazioni colorate, tutto per avere diritto ad incentivi mirabolanti e cassa integrazione.
Mentre i contribuenti gongolano nel sapere che le loro tasse vengono investite in quelle miracolose strategie di cui ci raccontano Draghi, contessa VdL e burocrati europei di corte, gli imprenditori aspettano il momento giusto per compilare i documenti necessari ad acchiappare sconti e finanziamenti. Aspettano, serafici come le rane a bagno nella pentola, che a poco a poco si riscalda. Quando c’è il contribuente che socializza le tue perdite, che fretta c’è? Quando stato o Europa sono pronti a stampare centinaia di miliardi, perché perder le notti a fare brevetti, sviluppare nuove tecnologie, cercare di far meglio della concorrenza?
Ed è così che per un’azienda di lavorazioni meccaniche che compra pezzi in acciaio inox a sette euro, per poi lavorarli e rivenderli a undici, brucia vedere il cliente comprarli di pari fattura e qualità dalla Cina a tre euro. Li sai che sei cotto: se il concorrente cinese riesce a vendere a quasi il 75% in meno rispetto a te, o riesci a produrre qualcosa che lui non può, o chiudi baracca, burattini, e tanti saluti al contribuente. Se il concorrente cinese fa 4.500 di margine su un’automobile da 20.000, e tu arrivi solo a 140 per la tua macchina equivalente, sei una rana bollita.
E sei una rana bollita perché hai perso tempo con le sovvenzioni, e ti sei illuso con dazi e sanzioni ai concorrenti. L’alternativa era faticosissima: studiare, progettare e testare nuove soluzioni, rischiare i tuoi soldi quando serviva, cercare nuove forniture, nuovi sbocchi. Potevi essere un leone o una gazzella ma non hai corso, sei stato fermo, con buona pace del proverbio africano.
A noi consumatori tocca il compito di aiutare chi sceglie la via faticosa, non chi spreca le nostre tasse. Ho dedicato molti numeri al tema di sovvenzioni e sanzioni, perché l’America le ha usate per doppiare l’Europa, per riportare qui fabbriche e ricchezza prima sparse per il mondo. Ho segnalato l’ottimo libro Forty centuries of wage and price controls di Schuettinger e Butler, per chi volesse maggiori prove ed una prospettiva storica. Buona lettura.