Dal racconto delle radici umane ed artistiche della famiglia dell’attore a quello della “tempesta della prima volta a teatro”: “Il talento di essere tutti e nessuno” è l’emozionante viaggio della vita di Ward. Come il comandante di una nave, Luca sollecita gli spettatori a salpare con lui nella retrospezione del proprio percorso umano e professionale. Fotografie, canzoni, poesie, stralci di film sono solo alcuni dei numerosi e vari strumenti con i quali l’attore, una sedia rossa e un leggio al centro del palco, costruisce la propria casa, uno spazio intimo, minimale, dentro il quale accogliere il pubblico e conversare con esso.
Nessuna quarta parete, infatti, sul palco di Ward: gli spettatori si spostano, abbandonano le poltrone della platea e della galleria per le luci della ribalta. Tra esperimenti di doppiaggio e spiritose prove di interpretazione, il pubblico diventa attore e, allo stesso tempo, allievo, pronto a cogliere, rielaborare e mettere in pratica le nozioni artistiche e i consigli dei quali Luca è prezioso dispensatore. Conseguenza dell’ingresso del pubblico in scena è, inevitabilmente, la trasformazione della struttura fisica e temporale della performance. Il tempo si dilata, lo spazio implode, al programmato si affianca l’improvvisato, sotto i riflettori irrompe l’imprevedibilità di una vita non più e non solo ripercorsa attraverso il filtro del racconto, ma ora agita per la prima volta, vissuta, creata e, soprattutto, condivisa.
L’atto di spogliarsi delle maschere, la volontà di condividersi e di condividere, il rischio connesso al dare fiducia sono il cuore di uno spettacolo che, pur procedendo per momenti distinti e variegati, mantiene un’organicità e una compattezza garantite dalla robustezza di un unico filo rosso, l’incontro. Ward accoglie, dialoga, insegna con umiltà, si offre all’altro, secondo la natura propria di ogni vero Artista, quella disposizione al dono che è tra le più profonde e autentiche manifestazioni dell’umano.