IL Digitale


Internet annoia

Chiudiamo il 2023 con un bilancio digitale: internet annoia. Dopo anni di espedienti psicologi per attrarre la nostra attenzione, dell’arrivo di nuove applicazioni sempre più divertenti, sembra che cominciamo ad annoiarci.

Ci sono i casi delle aziende che vendono sul web, come Amazon, le cui promozioni ora paiono ripetitive e stanche. Motori di ricerca come Google, che continuano a far vedere sempre gli stessi risultati delle aziende sponsor. Tinder e Bumble, usati da milioni di ragazzi per conoscere nuovi partner, sono calati in modo drastico nonostante l’aggiunta di ogni genere di funzionalità. Un calo che prosegue fino ai nuovi arrivati come TikTok, che sembrano aver già perso lo smalto dei primi mesi.

Diverse ricerche sul numero di ore spese su internet (qui una) portano alla conclusione che stiamo vivendo un passaggio generazionale. I millenial invecchiano e lasciano il posto ai Gen Z, che hanno un utilizzo ancora più meticoloso e mordi e fuggi dei loro predecessori. Non parliamo poi dei vecchietti come me: io riprendo una scena e la posto, al volo, incurante di tutto. I giovani al contrario riprendono, editano, ritagliano, ci pensano, chiedono consigli, rimodificano per poi postare qualcosa di livello professionale: sempre perfetto, spesso noioso.

È possibile che ci stiamo annoiando di internet? Sicuramente social media, commercio elettronico e siti di informazione sono disegnati per sovraccaricarci di stimoli, andando a causare quella bias di attenzione (per approfondire) che in alcuni casi porta a livelli d’ansia clinici. Il nostro cervello deve esaminare tutti gli stimoli prima di concentrarsi su quelli più importanti, ed internet è progettata per riempirci di input in modo che li accettiamo senza spirito critico. Dopo qualche tempo, però, questi segnali cominciano a ripetersi, esser tutti uguali, e diventano un rumore di fondo che la nostra mente mette da parte.

Mentre il commercio elettronico è cresciuto del 46% dal 2020 al 2021, principalmente grazie alla segregazione da Covid, nel 2022 ha plafonato al 4% e quest’anno è calato. Sicuramente l’uscita dal lockdown ha portato voglia di riuscire, girare, toccare con mano, ma nessuno aveva previsto l’inversione di tendenza rispetto a due anni prima. È troppo presto per dire se questo fenomeno continuerà: schiere di psicologi comportamentali lavorano alacremente per rendere più attraenti le interfacce e specialmente le esperienze che facciamo su internet.

In ogni caso, nello stesso anno in cui in Italia han chiuso 2700 edicole e la carta stampata dei giornali è diminuita ancora, è interessante che anche internet cominci ad annoiare. Cerchiamo di spendere più tempo all’aperto, nelle biblioteche quando piove, e aggiungiamo lo smartphone ai propositi di disintossicazione che facciamo ogni Befana: meno ore sugli schermi, meno noia.

Buon 2024!


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In questo numero hanno scritto:

Umberto Pietro Benini (Verona): salesiano, insegnante di diritto e di economia, ricercatore di verità
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro