IL Digitale


Intelligenza Artificiale: tra bolla e frontiera

Mentre la bolla finanziaria dell’intelligenza artificiale (IA) innervosisce il mercato, nei laboratori prosegue lo sviluppo di questa tecnologia, con risultati sempre sorprendenti: facciamo una carrellata per vedere dove si sposta la frontiera del ranocchio elettronico.

Sul mercato il nervosismo continua imperterrito, a causa di notizie preoccupanti. Da un lato Microsoft riesce a vendere solo il 50% di quanto credeva di fare, OpenIA cala pesantemente in borsa dopo il paragone con la nuova versione di Gemini, le cinesi DeepSeek e Qwen spaventano con costi irrisori, ed infine Meta taglia del 30% gli investimenti nel metaverso per concentrarsi solo sull’IA. Se non bastassero le notizie negative dalle multinazionali digitali, si aggiungono quelle provenienti dagli investitori istituzionali: sembrano svegliarsi solo ora nel riconoscere che i fondamentali non ci sono. Le promesse di lauti profitti sono troppo in là nel tempo, troppo esigue e troppo incerte per sostenere questo livello di investimenti: un guaio per la borsa.

Personalmente ho la coscienza a posto: su questa rubrica ho scritto con ampio anticipo della bolla finanziaria, allertandovi a scommettere con prudenza, sapendo che questo settore è tutt’altro che stabile e sicuro.

La posta in gioco è così elevata che tutte le forze geopolitiche sono in campo, agguerrite: dai cinesi che scommettono sulla ricerca e formazione accademica di milioni di ingegneri, agli europei che si incontrano a convegni interessanti come l’erba che cresce, agli americani che lanciano missioni spaziali straordinariamente costose (leggete qui). Con questa Missione Genesis Trump riconosce la valenza dell’approccio cinese, e riapre i rubinetti degli investimenti pubblici sui 17 laboratori nazionali che si occupano di IA. Inoltre chiede al Dipartimento dell’Energia di investire in infrastrutture di generazione e distribuzione, per sostenere le nuove potenze di calcolo. Nei prossimi tre mesi Genesis dovrebbe produrre 20 sfide scientifiche e tecnologiche, dalla fusione nucleare, ai computer quantistici, alla scienza dei materiali, ad altre applicazioni dove il ranocchio elettronico possa cavare il ragno dal buco. E’ presto per predirre con certezza chi vincerà, ma la commoditizzazione di questa tecnologia premia chi fa qualcosa di utile e redditizio oggi, non dopodomani o dopo mille PowerPoint.

Scendendo dall’aria rarefatta della geopolitica e della finanza mondiale a quella stantia dei laboratori, troviamo novità importanti. Una in particolare, che viene da più fonti, è il grado di indipendenza che LLM ed Agenti IA stanno conquistando: in altri termini dimostrano capacità di decidere e fare cose a prescindere dal bipede, che evidentemente inizia a perdere il controllo.

In un esperimento con tutti gli LLM di mercato, s’è visto che questi ricorrono alla truffa ed al ricatto se posti in condizione di rischiare la perdita del proprio ruolo. Avevamo già visto che mentono intenzionalmente, ora sappiamo che usano email e documenti che trovano sul computer, o in rete, per ricattare le persone che li controllano. In un caso il ranocchio malefico ha minacciato di rivelare una tresca sentimentale del direttore del laboratorio, se lui avesse cambiato modello LLM. Ricordatevene quando sul computer di casa, di ufficio, o sul cellulare utilizzate questi aggeggi: loro scandagliano tutta la vostra corrispondenza senza dirvelo, e la usano in modo utilitaristico ed immorale, oltre che illegale, a proprio beneficio. Occhio. 

Notevole il progresso sul fronte dei multi-agenti IA, per cui raccomando di prestare attenzione a Stanford (qui), da cui abbiamo prova che gli agenti si auto-regolano, in ottica sempre utilitaristica e proto-sociale. In pratica gli agenti delegano attività a quello che tra loro e’ più bravo a svolgere un determinato compito, si danno ruoli organizzativi per lo svolgimento del lavoro, e trasmettono segnali mai previsti dalle persone che stanno lavorando con loro. In altri termini, ottimizzano la propria organizzazione a prescindere dall’intervento umano, e collaborano in modo stabile anche quando la comunicazione non sarebbe possibile. Questo significa che siamo quasi arrivati, in un paio d’anni, allo scenario che Musk ed altri pessimisti avevano paventato per chiedere un congelamento di almeno sei mesi sullo sviluppo di questa tecnologia. Non siamo arrivati al caso distopico dove il computer uccide l’uomo, ma se il ranocchio elettronico intenzionalmente mente e nasconde le comunicazioni al bipede, siamo vicini.

È interessante notare che il 49% degli Americani è spaventato dall’IA mentre solo il 17% la vuole, al contrario in Cina il 54% la vuole ed il 10% la rigetta. In Brasile la pensano quasi come in Cina, mentre in Europa come in America. E voi, avete paura o siete ottimisti?

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Zafferano

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