Notizie dagli USA


Umanoidi pervasivi

In questo numero ri-accolgo con piacere Luca DelNegro, che aveva già scritto due anni fa parlando di Fake News vs. realtà. Oggi occorre rinfrescare la riflessione sulla pervasività del digitale, perché il ranocchio elettronico pervade la nostra società, dall’infanzia in avanti.

Due anni fa Luca ci diceva "Internet è tutto il nostro presente; è la permeazione planetaria del libero pensiero nei corpi. Camuffato come mezzo di comunicazione, all’apparenza è intramontabile, ancorché il linguaggio è stato assimilato perfettamente, reso comprensibile in ogni latitudine."

Ne è passata di acqua sotto in ponti, al punto di escludere l’uso degli smartphone nelle scuole, vedere l’Australia che vieta i social media ai minori di 16 anni, osservare troppi genitori che comprano giocattoli ed educatori virtuali, inserendo l’intelligenza artificiale nella vita del pupo fin dai suoi primi mesi (qui).

La struttura mentale di ragazzi, adulti ed anziani pervasi di intelligenza artificiale deve preoccuparci, almeno dal punto di vista clinico, etico e quindi di sicurezza. Chi controlla questa nuova generazione di intelligenza artificiale ovviamente sostiene un futuro estremamente positivo, ed inevitabile. Ci intortano sui vantaggi, ma tralasciano la questione degli spostamenti esplosivi, dei record dei capitali movimentati, e del negativo impatto ecologico provenienti dalle aziende che applicano l'IA in modo trasformativo.

Musk e concorrenti cinesi sfornano migliaia di umanoidi, esternamente abbastanza simili agli esseri umani poiché possiedono braccia, gambe e camminano in posizione eretta meglio delle scimmie, ma restano privi della nostra comprensione e coscienza. Se al contempo noi deleghiamo sempre più materia grigia al ranocchio elettronico, saremo noi stessi ad avvicinarci a questi robot, perfettamente controllati dai padroni del digitale.

Quando attorno a noi vediamo tentativi di semplificare l’educazione, come a Stanford dove il 40% degli studenti oggi certifica una disabilità cognitiva e necessita della pappa fatta, o nelle scuole dell’obbligo dove consentiamo una pandemia di ADHD ed altri disturbi dell’apprendimento, dovremmo resistere.

Quando sentiamo che Amazon non assumerà più 600.000 magazzinieri, perché i nuovi robot possono far altrettanto bene a molto meno, quando pensiamo che in America ci sono tre milioni di addetti al customer service e due milioni di sviluppatori software, che rischiano la pervasione e perversione degli umanoidi, dobbiamo pensare ai ragazzi, e proteggerli. Tra i molti motivi per farlo, voglio sottolinearne uno: se la macchina si auto-istruisce al punto di non necessitare più della persona, e se questi robot sono controllati da pochissimi ultra-ricchi, dove andranno i ragazzi? Cosa faranno? Che convivenza avranno con le nuove generazioni di ranocchio elettronico? Verranno tenuti buoni sul divano di cittadinanza a guardare Netflix?

Se ogni ragazzo avesse un suo schiavetto umanoide, che può eventualmente mandare a lavorare al posto suo, sarebbe un conto. Ma se quello strumento è di un altro, che lo controlla e lo sfrutta al posto del ragazzo, non va bene.

Per prevenire questa evoluzione distopica dobbiamo fare in modo che i bimbi imparino il corsivo e le arti, poi a comprendere con la loro zucca testi sempre più difficili, ed esprimere il proprio pensiero critico in modo convincente e fondato, senza mai trovare una scusa per farlo fare agli umanoidi. Quando sentite dire che serve più informatica a scuola, che bisogna comprare tablet e computer per non stare indietro, state sentendo una fregatura. Se volete approfondire vi raccomando almeno due testi: qui e questo di Jared Horvath.

Non fatevi prendere in giro: si impara a programmare come si impara a fare una carbonara, cambiano solo gli ingredienti e la loro percezione. A scuola non si devono imparare ricette, perché per quelle c’è sempre tempo: al contrario occorre imparare a far funzionare la zucca, perché il problema non è restare indietro rispetto agli umanoidi, ma essere tenuti sotto, sempre sotto controllo da parte di chi li possiede.

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Zafferano

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In questo numero hanno scritto:

Umberto Pietro Benini (Verona): salesiano, insegnante di diritto e di economia, ricercatore di verità
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Giovanni Maddalena (Termoli): filosofo del pragmatismo, della comunicazioni, delle libertà. E, ovviamente, granata
Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro
Guido Saracco: già Rettore Politecnico di Torino, professore, divulgatore, ingegnere di laurea, umanista di adozione.