IL Digitale


Quando il prodotto è software

Un paio di mesi fa, destò stupore la dichiarazione del CEO di Ford, che riconosceva l’incapacità a sviluppare software per i propri prodotti. Nel video facilmente reperibile sul web, un Jim Farley sudato ci spiega che dando a tanti fornitori la progettazione e produzione di diversi componenti, ognuna con il suo specifico software, Ford non riesce minimamente a controllare cosa succede, e tanto meno dare un impeto organico per riuscire a sviluppare la piattaforma rapidamente.

Negli ultimi giorni Tesla ha annunciato che venderà la licenza del proprio software di guida autonoma alla casa dell’ovale, certificando l’enorme ritardo del concorrente.

Quella di Tesla è la seconda vittoria in poche settimane, segue l’adozione del suo standard di caricatori elettrici da parte dei produttori automobilistici, tra l’altro pagata ben $7 miliardi dall’amministrazione americana. Altra prova del vantaggio competitivo di Musk sui concorrenti, con i tedeschi che letteralmente non sanno più che pesci pigliare dopo investimenti miliardari.

Ford non è la prima azienda a trovarsi in difficoltà nel passaggio al digitale, l’esempio principale resta GE e molte altre che hanno fallito allo stesso modo: come mai?

A molti sfugge che il software sfugge ai nostri sensi, e non ha alcuna possibilità di adattarsi: per sviluppare un algoritmo bisogna avere una chiarissima definizione del problema, e della ricetta precisa per risolverlo. Questo significa che si può fare rapidamente quando i casi d’uso sono pochi e non si da’ spazio alla fantasia. Se pensate alle Tesla, con solo tre modelli e pochissime opzioni, avete un prodotto molto standard: questo è l’unico modo per fare un software che funzioni senza spendere un patrimonio. In Ford prima fanno l’automobile e poi ci cuciono sopra il software, un Arlecchino di 200 colori attaccati letteralmente con lo spago. In Tesla prima fanno il software, e poi consentono solo il minimo numero di opzioni fisiche per dargli una parvenza di varietà. In effetti, come la Model T di Ford, anche la Tesla da’ pochissime scelte al cliente.

Il secondo grande vantaggio di partire dal software, è che progetti fin da subito tutti i pezzi dell’ecosistema necessario a funzionare al meglio. Ecco che progetti il veicolo, ma anche le batterie, i pannelli che caricano le batterie, i charger per guidare da un posto all’altro senza rimanere fermi. Se invece pensi al prodotto fisico, ammesso e non concesso che faccia un’automobile perfetta, come puoi competere se poi non carica, e non interagisce con la casa, come il concorrente softwarista?

Ed infine il concetto che vedo essere oscuro a molti: il vantaggio di dare agli altri il proprio software, di rendere la piattaforma aperta in modo che altri la adottino e non ne facciano una diversa. La Tesla a breve controllerà come e quanto caricano i suoi concorrenti, che ovviamente avranno il beneficio di non aver dovuto spendere i soldi di Tesla per i caricatori, ma allo stesso tempo hanno abdicato qualsiasi possibilità di recuperare su Musk. Controllando tutta la filiera, in una logica totalmente contraria a quella dei concorrenti, Tesla raccoglie dati precisi da tutti gli oggetti connessi alla sua rete, ed i margini li fa con il software che ottimizza i diversi casi d’uso, non con la lamiera.

Buone vacanze!


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Umberto Pietro Benini (Verona): salesiano, insegnante di diritto e di economia, ricercatore di verità
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro