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Proctor AI, il censore stupido

Uno dei danni collaterali del lockdown è stata l’adozione di sistemi di intelligenza artificiale che scoprono lo studente che copia. Si chiamano generalmente Proctor AI (censore ad intelligenza artificiale) e son stati adottati in massa dalle università in tutto il mondo. 

La cosa mi ha stupito, perché i corsi on-line esistono da molti anni e finora non s’era mai pensato di dover mettere un robot a controllare ogni mossa dello studente. Cosa succede: all’improvviso gli studenti copiano molto più di prima, oppure abbiamo trovato un altro modo di sprecar soldi all’università? Tertium non datur.

Questi censori artificiali si basano sul funzionamento della telecamera del computer dello studente, e richiedono che una seconda (normalmente il cellulare) venga posta alle sue spalle in modo da avere una visione a 360 gradi ed il controllo completo di movimenti, suoni e qualsiasi possibile indizio che il giovane copia. Ai sistemi di visione artificiale si aggiungono quelli di analisi del testo e del tempo impiegato per rispondere, che assieme riescono ad allertare il docente del fatto che lo studente non rispetti le regole. Se uno studente copia un testo conosciuto, o se velocissimo nel rispondere ai quesiti d’esame, zac segnalato come copione al Prof. Da un paio di anni accademici, i Proctor AI vengono usati anche agli esami di ammissione universitari, giusto per spiegare ai ragazzi che per i prossimi anni saranno scandagliati e controllati in modo continuo ed invasivo.

Questi sistemi hanno già creato una serie di problemi: dall’insegnante che chiama la polizia perché vede dei fucili, che poi si rivelano legalmente detenuti dal genitore dello studente, alla studentessa di colore che non viene riconosciuta come essere umano e non riesce a partecipare all’esame. Ovvie le considerazioni di privacy, perché questi strumenti sono particolarmente invasivi entrando nelle case dove ci sono altre persone oltre allo studente, e sono interessanti anche quelle etiche per cui raccomando questo articolo, perché i Proctor presuppongono la colpa per default dei ragazzi e li mettono in uno stato d’ansia assolutamente ingiustificato. Infine, cosa più grave, soffrono di bias e noise al punto da dare troppi falsi positivi, aggiungendo lavoro agli insegnanti che devono capire se il robot ci ha visto giusto o no.

Inutile dire che gli studenti, che da sempre si ingegnano per portarsi un aiutino all’esame e tradizionalmente esprimono in questo campo il massimo dell’inventiva, si sono prontamente messi in contatto su internet per condividere le contromisure. È quindi facilissimo trovare trucchi per non farsi beccare dalle diverse versioni di Proctor AI presenti in commercio, col risultato di innescare una gara tra studenti ed aziende software per costruire la trappola per topi perfetta. Che, come sappiamo dalle esperienze di cybersecurity, non riesce a resistere più di qualche giorno o settimana prima di esser bucata. In questo modo vediamo che gli studenti che vogliono copiare si ingegnano a sufficienza per passare le difese elettroniche e ci riescono, mentre quelli che non vogliono o non hanno bisogno di truffare vengono solo stressati dalla presenza di uno strumento invasivo della privacy.

In conclusione si può fare a meno di Proctor AI, perché sono mediamente pochi gli studenti che copiano, e la statistica basta ed avanza per controllare il fenomeno.


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In questo numero hanno scritto:

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