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Arriva Gato, e adesso?

Nando de Freitas, famoso ricercatore di Google, ha annunciato che l’evoluzione dell’intelligenza artificiale generale (AGI) da molti ritenuto un traguardo lontano, è in effetti in dirittura d’arrivo. Fuori di dubbio che DeepMind abbia aumentato il numero di attività che riesce a compiere in autonomia, dal montare un Lego allo scrivere una poesia, l’annuncio del nuovo Gato merita lettura ed approfondimento. 

Per chi tra voi avesse tempo e voglia, qua 40 pagine interessanti.

La filosofia di sviluppo di Gato è quella che avevo descritto in passato: si parte dalla modellazione del linguaggio come rappresentazione dell’intelligenza. È il linguaggio che ci separa veramente dagli animali, perché’ la differenza anatomica del maggior numero di neuroni e sinapsi non spiega come il cervello umano sia così più capace degli altri disponibili in natura. Gato è un agente generalista, ossia in grado di scrivere testi, coordinare movimenti, parlare, e specialmente decidere cosa meglio fare in base al contesto in cui si trova in quel momento, ed alla previsione dell’immediato futuro. In altri termini non è particolarmente capace a far benissimo una cosa, ma ne fa bene tante.

Questa è un evoluzione notevole: se Gato davvero capisce dai diversi stimoli (visivo, sonoro, tattile) il contesto in cui si trova, e ne prevede l’evoluzione per regolare il proprio comportamento, significa che l’intelligenza artificiale è passata da ranocchio a Fido. Lo stesso De Freitas riconosce che Gato è ancora molto lontano dal passare il test di Turing, quando una persona non può capire se si trova di fronte ad una macchina o una persona, e mette l’accento sulla sicurezza nel controllare questo sistema, perché’ se cominciasse ad imparare senza freni, poi potrebbe essere in grado di non farsi spegnere dal padrone.

DeepMind lavora sull’interruttore di sicurezza dal 2016, per esser sicuri che nessun agente di intelligenza artificiale impari il modo di sfuggire al controllo dei suoi sviluppatori. Per fortuna queste macchine necessitano di alimentazione elettrica continua, e quei circuiti possono essere controllati fisicamente, quindi in sicurezza. Gato ci offre vantaggi importanti nella ricerca sull’intelligenza artificiale generalista, perché’ riduce la necessità di continui interventi umani nell’andare a specificare cosa fare in questa e quella circostanza, e così facendo riduce il bias introdotto dai ricercatori. Tuttavia, il fatto che i ricercatori abbiano lavorato sui 1.2miliardi di parametri supervisionando tutti gli sviluppi, ci dice che un qualche timore sulla possibilità di sfuggire al loro controllo l’avevano.

Gato riesce a fare 604 attività diverse, e questo sicuramente giustifica titoli roboanti e previsioni iperboliche, come quelli già visti per GPT-4 (scrittore di testi) e DALL-E (generatore di immagini). In realtà il vero vantaggio di questo ultimo traguardo è che il sistema riesce ad imparare diverse cose contemporaneamente, a differenza dei predecessori, e lo fa lavorando sul contesto e non su istruzioni specifiche. Se pensiamo che il nostro sistema cervello-mente coordina decine di migliaia di attività consumando meno di una lampadina, Gato non impaurisce. L’importante è che il suo controllo non caschi nelle mani di pochi, specialmente quelli che ancora pensano a sostituire il contributo umano, invece di integrarlo con quello della macchina.

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Zafferano

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In questo numero hanno scritto:

Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
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