Il mare a Milano
Più vado avanti e più ho passione nel confrontarmi con quegli spazi vissuti che portano con sé storia, movimento, voci.
Più vado avanti e più ho passione nel confrontarmi con quegli spazi vissuti che portano con sé storia, movimento, voci.
Il teatro è stato il mio primo amore. Ricordo che da giovanissima ero così contenta che quando potevo mi infilavo nei camerini, ad esempio accadde in un mitico spettacolo di Gigi Proietti al Teatro Manzoni, dove andai a salutarlo alla fine dello spettacolo per complimentarmi … avrò avuto sedici anni.
Sarà perché non ho mai avuto Facebook ma Instagram da subito mi è sembrato interessante. All’inizio mi sentivo come Paperon de’ Paperoni davanti alla sua piscina piena di dollari: avevo la mia dose quotidiana di Mark Rothko, nuove ricette, reperti cinematografici, le teche Rai, le serie tv che...
Caminia è una spiaggia sul mare Ionio: era un piccolo angolo di paradiso quando iniziai a frequentarla a fine anni Novanta, il mare era trasparente e cristallino e profumava di melone, la spiaggia era pulita e attorniata da eucalipti e carrubi dove trovare frescura.
C’è stato un periodo, neanche troppo tempo fa, che vi era quasi una sola fiera d’arte in Italia: Arte Fiera di Bologna. Non tutti i galleristi erano intenzionati a partecipare, anzi, ad alcuni proprio non interessava.
Wassily Kandinsky nel 1909 scrive, nel suo famoso saggio sull’arte, che quello che conta in un’opera d’arte è ciò che non si vede. Cosa vuol dire?
“E fu così che Yocheved prese un’arca fatta di giunchi, ne rivestì di pece l’esterno e ricoprì l’interno di argilla. Sopra il neonato mise un baldacchino che gli garantisse un poco di ombra e infine abbandonò l’arca sulle rive del Mar Rosso”.
Qualche giorno fa ho fatto un salto a Como a trovare una cara amica, Roberta Lietti, gallerista che ora gestisce l’archivio del designer Ico Parisi. In genere quando ci si incontra il tempo scorre veloce e la conversazione è fitta, come si faceva una volta.
Leggendo “Il senso della pittura” di Ruggero Savinio scopro che Jean Fautrier, esponente di punta dell’Informale (famosi sono i suoi “Ostaggi”), visse e studiò a Londra frequentando la Slade School of Art. Lì ebbe come maestro Walter Sickert la cui figura mi era totalmente ignota.
Non si sa mai andando ad una mostra cosa si troverà. Alle volte si è entusiasti perché figurandosi di essere pronti ad un’atmosfera precisa che condividiamo, dopo la visita ci stupiamo che non sia stato così. Oppure come fossimo dei naviganti, ci imbattiamo per caso in un’isola che non appare nelle carte geografiche da noi conosciute e che si rivela straordinaria.