Vita d'artista


La materia dell'incanto

Continuo a parlare di Fontanellato - da cui poco dista il Labirinto della Masone - perché è un borgo delizioso, con una rocca, la Rocca Sanvitale, che si erge incantevole al suo centro, circondata da un ampio fossato pieno d’acqua. Essa racchiude uno dei capolavori del Cinquecento, la saletta dipinta dal Parmigianino riguardante il mito di Diana e Atteone. 

Ma tutta la rocca è un gioiello prezioso che vale la pena di visitare: vi è anche la prima Camera Ottica in funzione in Italia, che con un sistema di lenti e specchi, con la giusta luce, riflette la piazza di fronte. La rocca fa parte di una rete, quella dei Castelli del Ducato, che ho promesso di impegnarmi a visitare, fatta di tante realtà tra fortezze e manieri di certo spettacolari, nel nord Italia, e in un territorio che va dall’Appennino tosco-emiliano al grande fiume Po.

La storia di Diana e Atteone, tratta dalle “Metamorfosi” di Ovidio, ha ispirato la piccola saletta meravigliosamente affrescata dal Parmigianino, una stanza che nel percorso del castello, a un certo punto, ti sorprende aprendosi attraverso una piccola porta, come fosse un miracolo, e tu, con lo sguardo all’insù, resti senza fiato. Quello che colpisce a prima vista è una pittura scarna ma al tempo stesso voluttuosa, potrebbe, penso, essere stata dipinta adesso: la storia è narrata attraverso un fregio, non troppo classico, come fosse una serie di frames congelati di un film, anche se a forma di lunetta. La natura nella quale si muovono i personaggi è appena scandita ma generosa, la descrizione delle figure, come dei cani, è potente e vibrante, e misteriosa. Più in alto sulla volta e con dei putti sullo sfondo è dipinto un pergolato, con al centro uno squarcio di cielo, e poi uno specchio che reca il monito “respice finem”.

Forse per la giovane età dell’artista, che aveva solo vent’anni, o forse perché lavorò a lume di candela (non era stata ancora aperta nessuna finestra nella sala), forse per lo spazio ristretto, in questo piccolo luogo par di sognare, e lo sguardo non riesce a fermarsi, incollato a quei corpi, così veri e al contempo fatti della sostanza del mito. Un vero incanto.

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In questo numero hanno scritto:

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Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
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