Savinio definisce la pittura di Sickert una pittura crudele, nel senso che affronta con aggressività l’oggetto dipinto, senza mezzi termini, spingendosi fin quasi alla volgarità. Perché non conosco questo pittore? Ho frequentato Londra, ma non ricordo di avere visto un suo quadro. Eppure scopro che dopo quasi trent’anni proprio nel maggio scorso la Tate Britain gli dedica una grande mostra.
Però questo pittore mi interessa e approfondisco l’argomento. Probabilmente il più grande pittore inglese tra il Romanticismo e Francis Bacon, nato a Monaco nel 1860, Sickert è il principale esponente del Camden Town Group. La sua pittura di matrice post-impressionista (fu amico di Degas) dipinta con pennellate veloci, è cupa e violenta, direi di una potenza quasi shakespeariana, che registra la realtà del mondo con i suoi tagli di luce impietosi. I soggetti privilegiati sono spaccati quotidiani dei quartieri poveri e malfamati di Londra; di particolare interesse i nudi di prostitute, figure maltrattate e seviziate, inquietanti nei loro interni tristi e disadorni. Sickert è stata per me veramente una scoperta, potrei aggiungere un fascinoso brivido freddo.
Di recente in “Ritratto dell’assassino” la criminologa e scrittrice Patricia Cornwell, come in un vero e proprio cold case, fa rientrare Walter Sickert tra i principali sospettati di essere Jack Lo Squartatore, autore degli omicidi che scossero Londra nell’estate del 1888. Alcune vicende biografiche parrebbero coincidere con il serial killer mai scoperto, ma il mistero permane. Di certo ha influenzato il Fautrier del realismo tragico giovanile, che persiste anche nella sua pittura informale, mai del tutto astratta. L’arte, per quanto “dannata” essa sia, inneggia sempre alla vita e celebrandola, la consegna all’eternità. Magari in questo caso particolare, "from the hell" (Jack The Ripper) .