Il giorno dopo

Domenica scorsa è stata la festa del papà. Innumerevoli polemiche si sono accumulate sulle pagine dei giornali, nelle parole di grandi o piccoli intellettuali, alla radio e in TV. Eppure, nonostante il fervore ideologico delle masse, un evento ben più silenzioso mi ha colpito.

Attraversando in auto il tratto di strada che mi separava dalla meta del mio domenicale oziare, ho osservato stupito l’affollarsi di crocchi e piccole code dinanzi ai cimiteri. Mamme, fratelli, nonne, zii andavano a portare saluti presso i propri padri sepolti in rurali necropoli: ciascun campo sacro ha visto affollarsi i propri cancelli dei figli carichi di parole non dette quand’era il tempo. È stata un’immagine fortissima, intravista dal finestrino appannato, di cui mai mi ero reso conto. Ai defunti si portano i fiori a novembre, lo diceva pure Pascoli: «da giardini ed orti, di foglie un cader fragile. È l'estate, fredda, dei morti.» E allora perché mai il 19 marzo ho visto signori addobbati tutti quanti in fila?

Immagino abbia a che fare qualcosa quel motivetto della saggezza popolare circa l’avvalorare le cose che si son perse e che davamo per scontate. Piuttosto del parlare, festeggiare, discutere quando possibile, ci ritroviamo a pensare quanto avrebbe potuto essere. Mi sento di fare un’osservazione a questo punto, sprezzante verso qualsiasi esasperata ideologia o appiccicata convinzione. Celebriamoli i papà! Tutti! Quelli che non abbiamo mai conosciuto, quelli che volevamo differenti, quelli che facciamo disperare, quelli che non ci sono più… Non importa che famiglia sia, con uno, due o cinquecento papà, siamo grati verso coloro che possiamo considerare la nostra casa nel mare delle difficoltà.


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In questo numero hanno scritto:

Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Alessandro Cesare Frontoni (Piacenza): 20something years-old, aspirante poeta, in fuga da una realtà troppo spesso pop
Emanuel Gazzoni (Roma): preparatore di risotti, amico di Socrate e Dostoevskij, affascinato dalle storie di sport
Giovanni Maddalena (Termoli): filosofo del pragmatismo, della comunicazioni, delle libertà. E, ovviamente, granata
Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite