... leggere la psicoanalisi in chiave gestuale.
In breve, dice Santarelli che la psicoanalisi classica, quella di Freud e Jung, nasce proprio perché considera azioni insignificanti come quelle dei sogni o dei lapsus o dei tic come “gesti”, ossia come azioni significative. Solo che questi gesti sono “incompleti”. Mentre nel gesto del matrimonio sposi e convitati capiscono e comprendono che c’è una nuova famiglia e nel gesto di un abbraccio capiamo che di essere voluti e voler bene, le cose sono un po’ più complicate quando i gesti sono lì, ma non sappiamo più perché, come nelle ossessioni neurotiche o nelle proiezioni di noi stessi su qualche oggetto o persona.
Nell’ottica della filosofia del gesto, ciò significa che è scomparso qualche elemento importante – qualche tipo di segno o qualche tipo di fenomeno, che non starò qui a classificare ma che sono tecnicamente descrivibili – e che dunque si può provare a capire e il significato interrotto e a ripristinarlo.
Secondo Santarelli, la psicoanalisi junghiana più di quella freudiana e molto di più di quella lacaniana va in questa direzione di una ricomposizione e di un equilibrio tra tipi di segni in azione. Ci si può curare ricostituendo un’unità e particolarmente significativi a questo proposito sono lo studio e la pratica dei mandala, le raffigurazioni geometriche induiste che rappresentano l’unità e l’integrazione della personalità, il suo “centro”.
Più in generale, da qui si potrebbe partire verso una psicosintesi invece che verso una psicoanalisi. La seconda, di cui abbiamo visto pregi e limiti per più di un secolo, ha il difetto di smontare i pezzi del passato e farne capire i meccanismi ma di essere raramente in grado di ricostruzione, soprattutto nel caso delle psicosi. La psicosintesi, la cui parentela con le terapie comportamentali che vanno di moda oggi è ancora da studiare, dovrebbe guardare al futuro, cercando di ricostruire la completezza dei gesti inserendoli in una continuità sensata e orientata non solo attraverso un discorso mentale e interno ma anche attraverso azioni esterne da compiere o performare. In un ospedale inglese, per esempio, hanno provato a usare ricostruzioni visive e acustiche virtuali per ricostruire i “mostri” interiori e abituare i giovani malati di schizofrenia al gesto di respingerli. Ma qui finisco perché non è il mio campo, ma se qualche lettore psichiatra o psicologo di Zafferano.news volesse intraprendere questa strada, sarebbe bellissimo parlarne. È difficile esagerare il ruolo e l’importanza avuta dalla psicologia nell’ultimo secolo così come è difficile non vederne i limiti. Sarei felice che la filosofia del gesto e Zafferano.news servissero anche a far nascere una nuova epoca di questi studi e di queste terapie.