...agli “ultras filo vaccino”, quelli che vogliono l’obbligo (mi sfugge come possa avvenire l’execution se non via TSO). Di contro una parte di “ni-vax”, qualche sparuto “no-vax”. Però tutte mail molto educate.
I primi appartengono di certo alla “sinistra illiberale” (grazie The Economist per la definizione e per aver preso le distanze da costoro) sono per intenderci quelli della “Cancel&Woke Culture” fino all’ultima variante di quei poveretti sempre in dubbio se inginocchiarsi o no. I secondi, li definisco della “destra illiberale”, per avere comportamenti culturali speculari, seppur opposti. Per un liberale nature come me, per di più apòta, sono la stessa cosa. Mi pare essere tornato al 1947 quando papà mi spiegò che nazifascisti e comunisti erano la stessa cosa, però noi liberali perbene, pur avendo sofferto molto per causa loro, dovevamo avere verso entrambi un assoluto rispetto umano. Furono le mie linee guida di vita, basate su un’assunzione di papà che portava alla tolleranza: capire è difficile.
Proprio perché ho il massimo rispetto verso chi mi ha scritto, di entrambe le correnti di pensiero, posso solo fare questa sintesi: io, a differenza loro, non voglio complicarmi la vita, per cui ho separato da subito i problemi. Il vaccinarsi è una mia scelta privata, mentre l’uso del pass e le sue modalità di applicazione, è una decisione che non mi compete, spetta solo al governo, per essere poi approvata (o bocciata) dal parlamento, quindi diventare o no legge.
Sono un “vaccinista” convinto per un motivo banale: nel passato la mia famiglia è stata colpita duramente dalla “spagnola” (due sorelle di 15 e 16 anni di mia mamma morte) e dalla poliomielite. Mia mamma e mio papà, fieri antifascisti, per di più schedati, esultarono quando nel 1939 Benito Mussolini impose d’imperio il vaccino contro la difterite. Mai mi sono posto il problema di cosa ci sia dentro un vaccino, così come dentro ai medicinali: mi fido degli scienziati, così come mi fido dei piloti degli aerei che prendo. Vivere in comunità significa fidarsi, altrimenti è anarchia. Ogni tre mesi faccio una puntura anti carcinoma, potrei immaginarla piena di chissà quali diavolerie, di quali negative implicazioni future, altrimenti non costerebbe 500 € (sic!), etc. etc. Avendo una visione ottimistica della vita, mi limito a sperare che contribuisca banalmente a salvarmi la vita, adesso.
La scelta dell’uso del pass invece è un atto politico che spetta solo al Premier, che deve valutare le implicazioni politiche, economiche, di salute pubblica, etc. Mario Draghi è stato nominato pochi mesi fa dal 90% dei parlamentari (tutti i sei partitini salvo uno, seppur tutti ob torto collo). Essendo l’Italia una repubblica parlamentare, i parlamentari possono mandarlo a casa in qualsiasi momento, sfiduciandolo. Scambiarsi volgarità sui talk, scrivere post da una remota tastiera, minacciare di scendere in piazza, insultare chi non la pensa come noi, non serve a nulla: in democrazia contano solo i voti (quelli nell’urna). E, mai dimenticare la saggezza milanese: “Ofelè fa el to mesté. (pasticciere, fai il tuo mestiere!).
A tutti quelli che mi hanno scritto (grazie per l’attenzione) dico: ho massimo rispetto per tutti, ma non sono un “pasticciere”. Sono un artigiano del vivere, che si esprime via Camei e libri. Vi racconto due piccoli gesti, artigianali, che chiudono e aprono la mia giornata di scrittore: prima di dormire vado in terrazza a vedere le stelle e al risveglio, all’alba, torno in terrazza a controllare come abbiano passato la notte le mie erbe aromatiche e officinali, alle quali sono molto legato. Usiamo le nostre energie non per polemizzare su questo mondo di fuffa, ma per lavorare insieme per rammendare l’Italia. Prosit!