Il Canto degli Italiani nasce da una storia di amicizia tra due giovani di una fascia d’età equivalente a quella dei Millennials odierni. Michele e Goffredo, nati a Genova nel 1800, frequentano insieme ritrovi di artisti e patrioti che vivono con attiva partecipazione il contesto storico precedente il 1848.
Michele Novaro, compositore e cantante lirico, trova poi impiego a Torino come Maestro dei cori dei Teatri Regio e Carignano. Anche qui la sua attività di musicista è vicina alla causa risorgimentale; compone inni e canzoni patriottiche i cui testi circolano in quel periodo lungo la penisola.
Secondo i racconti suoi e di altri giovani patrioti, durante una delle serate in cui sono soliti ritrovarsi nella casa torinese del politico e scrittore Lorenzo Valerio, nel novembre 1847 il ventinovenne Michele riceve il testo di un inno: glielo manda da Genova l’amico poeta Goffredo Mameli, ventenne.
Novaro ritiene quelle strofe commoventi e ispiratrici, così di getto comincia a metterle in musica; sceglie la tonalità di si bemolle maggiore, che ben si adatta agli strumenti a fiato, già pensando a una esecuzione per banda musicale. Scrive in aggiunta un’introduzione, solo strumentale. A lui si deve il suggerimento di modifica dell’incipit, da Evviva l’Italia a Fratelli d’Italia, e anche il Sì! che chiude l’inno.
Parole e musica ci sono, piacciono e piaceranno, l’inno si diffonde ed è cantato a ogni occasione dopo la prima esecuzione a Genova, nel dicembre 1847 per l’anniversario dell’insurrezione antiaustriaca.
Mameli muore da patriota a soli 21 anni. Novaro, per tutta la vita schivo, modesto e povero, torna a Genova dove fonda una scuola di canto corale popolare, gratuita.
Nel 2016 gli è stato intitolato un Concorso internazionale di composizione, per un ciclo triennale, con premiazione a turno nelle tre capitali Torino, Firenze, Roma.