Bruxelles


Bussola per dossier che verranno

Ho convocato, la settimana dopo le europee, i miei collaboratori. Ci siamo messi in sala riunioni, abbiamo accomodato le caraffe d’acqua, i succhi, acceso la doppia nespresso da ufficio, il proiettore, collegato un paio di laptop e ci siamo messi a dipingere l’affresco dei prossimi due-tre anni di legislatura.

Ora che le bocce paiono se non ferme, almeno in rallentamento, abbiamo preso le misure alla realtà, anche se gli indirizzi di accordi fra i partiti, solidità di una maggioranza parlamentare europea che va componendosi attorno ai negoziati, già pugnale fra i denti, per la ricerca del Presidente d’aula. Dovrà essere eletto il 2 luglio. Atto fondamentale per consentire l’avvio del rito di nomine che permetteranno il funzionamento della grande Camera (o meglio: the house come viene chiamata snobisticamente dagli eurodeputati in inglese) a 751 posti, brexitisti compresi.

I dati sono quelli ormai noti: Popolari (centristi cristiano democratici), sono ancora il gruppo più numeroso nonostante le perdite, seguono i socialisti in calo e i liberali in netta crescita grazie alla fusione lampo con i macroniani (che tenteranno di cannibalizzare l’area politica in questione). I verdi (in crescita) saranno fondamentali in una possibile larga coalizione per assicurare la tenuta della maggioranza e sostenere quello che molti vedono come il muro di difesa contro i partiti della destra sovranista ed euroscettica.

Questi, inutile camuffare la sensazione, sono stati i veri vincitori netti delle elezioni. La “Salvini coalition” Lepenisti, brexitisti e Cinquestelle, Alternativi tedeschi, hanno un combinato che pesa più dei liberali, è quasi il doppio dei verdi e, di fatto rappresenta la terza aggregazione in parlamento.

Personalmente ho un parere ben definito che non esporrò qui. Professionalmente faccio valutazioni che consentono la migliore predisposizione possibile per affrontare i prossimi dossier che mi ritrovo sulla scrivania. Chi vi dice che fiutare il vento è un’arte, si sbaglia.

Fiutare il vento è da raffinata meteorologia e, come questa, richiede un buon grado di appiattimento delle natiche su seggiole per analizzare parole e orientamenti. E ricordiamoci che la campagna elettorale per le elezioni europee del maggio 2019 inizierà con il primo giorno di questa legislatura. Tutto il mondo è paese – e la partita doppia delle azioni e controazioni che portano a certificare il mandato degli elettori o meno e assicurarsi l’imprevedibile nel giro di un lustro, è l’unica cosa che conta. Anche con maggioranze alternative rispetto a quelle che possiamo immaginare in corrispondenza di decisioni diverse in settori diversi.

Piccolo viaggio, quindi, inseguendo l’olezzo dei dossier, la fragranza degli interessi contrapposti e gli effluvi degli scambi che si materializzeranno su alcuni dossier nell’inevitabile procedere della democrazia rappresentativa; dossier che si occuperanno di tematiche chiave per il nostro futuro e su cui “l’Europa” sarebbe utile legiferasse in modo competente, visionario e coerente. Utile allo scopo su un sondaggio su alcuni macrosettori nella percezione dei nuovi europarlamentari e dei loro euro-partiti. 

#Salute, ricerca e finanziamenti. Tutti i partiti non hanno posizione. Neanche confusa o accennata. I rappresentanti di interessi di BigPharma e MiniParma, Cosmetica, Alimentare sono già in azione: nel deserto, risulta facile creare “champions” per campagne d’interesse e per legiferazione spontanea, mozioni e inviti ad agire da inviare alla Commissione.

Ancora sulla salute: #Accesso alle cure. Sinistra europea e Verdi sono per l’accesso totale e incondizionato. La destra tedesca difenderà a oltranza le farmacie tradizionali e di proprietà per arginare la crescita delle vendite di farmaci on-line. I popolari si concentrano sulla diffusione della telemedicina nelle aree rurali. Tace il resto dei partiti, che qui fa maggioranza.

#Eccellenze industriali. Lepenisti a difesa di campioni nazionali ed europei: questi si facciano valere in Europa e nel mondo con supporti specifici. I Macroniani sono d’accordo. Popolari alla ricerca di semplificazioni per far crescere più “campioni europei”. I liberali vogliono un’Europa più competitiva con più garanzie di occupazione e attrattività per grandi compagnie mondiali. I 5Stelle vogliono maggiore difesa dei medio-piccoli, competitività e innovazione. I Verdi, uguale. Il resto, socialisti compresi, non ha posizione o indicazioni.

#Commercio mondiale. Sinistra europea cauta e contro in quanto inducono a eccessivo sfruttamento delle materie prima, Lepenisti contrari per indotta diminuzione degli standard sanitari dei prodotti nel loro complesso e portator i dumping sociale, ambientale e fiscale. I Verdi delegano a un rafforzamento del WTO, World Trade Organisation. I 5Stelle si accontentano che accordi commerciali non danneggino l’agricoltura; i Popolari auspicano un aumento degli accordi e, con sfumature diverse, sono d’accordo anche liberali e sovranisti.

#Tassazione CO2. Verdi paladini, Socialisti a supporto, Macroniani al recupero della proposta di Sarkozi sulla tassazione CO2 per beni in importazione. Lepenisti e Sovranisti sostanzialmente in linea; Popolari a favore di un mercato della CO2 funzionante con il loro (per ora ancora) spitzenkandidat Weber contrario a una carbon tax. Contrari gli Alternativi per la Germania mentre gli altri, liberali compresi, non esprimono parere.

#Trasporto sostenibile. Alternativi tedeschi, nessun supporto; Sovranisti: prima le grandi connessioni e poi la sostenibilità. Lepenisti senza parere, tutti gli altri, con gradazioni diverse ma non radicalmente contrarie supportano il concetto.

#Digitale. Nel futuro delle cosiddette piattaforme digitali e della regolamentazione, i Verdi voglio un’autorità europea, i Macroniani si accontentano del controllo su hater, pedopornografia, razzismo e antisemitismo. I Lepenisti esigono rassicurazioni sul commercio di dati personali e mantenimento di questi in server europei in Europa. La Sinistra europea vuole di fatto la negoziazione degli algoritmi, mentre i sovranisti si preoccupano che un eccesso di regolamentazione possa impedire la competitività europea e gli Alternativi tedeschi propugnano la revoca del GDPR che avrebbe causato e una de-digitalizzazione. Nessun parere ufficiale di Liberali, Socialisti e Popolari. 

Il che, su uno dei dossier più importanti per il nostro futuro lascia prevedere una certa vastità delle aree negoziabili in arrivo. La situazione rappresenta un classico strasburghese del non detto: “Chi ha qualcosa da proporre si faccia avanti”. Dopodiché la connotazione, la forma, la coloritura delle proposte potrà variare nella speranza che venga mantenuta nelle linee dell’interesse dei cittadini/elettori/consumatori europei. Un orientamento lo si avrà non appena le diverse famiglie politiche che popolano “the house” prenderanno decisioni sulla madre di tutti i dossier: la tassazione di #BigDigital, le tasse sulle varie Amazon, Google, Facebook, Uber e quelle start-up che arriveranno a disintermediare i settori che solo la creatività imprenditoriale unita alla digitalizzazione saprà cogliere. 

Per ora, Popolari, Lepenisti, Verdi sono d’accordo a tassare, i Socialisti sono più cauti, Sovranisti e connessi lo sono ancor di più e gli Alternativi tedeschi ne fanno una questione di principio: l’Unione Europea non dovrebbe poter imporre tasse. Flemmatici, i liberali non hanno posizione definita in merito. Peccato.

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