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Robot ed occupazione, come muoversi?

Il 2020 ha visto un forte aumento di robot, sia nelle fabbriche sia in nuove applicazioni residenziali ed ospedaliere. A livello mondiale, nell’industria siamo passati da circa 2.7 milioni a quasi quattro milioni di nuove macchine, con il risultato che circa sei milioni di lavoratori hanno cambiato mestiere o perso il posto. Il virus purtroppo ha aiutato chi ha voluto sistemi sostitutivi della forza lavoro per ridurre i costi, rispetto a chi li progetta in modo complementare per aumentare produttività e flessibilità della fabbrica.

Questo impatto sociale diventa drammatico nel...

... dettaglio dei mestieri, perché alcuni hanno patito molto più di altri. Specialmente nella ristorazione e turismo, alla chiusura di molte aziende s’è aggiunta la sostituzione di croupier, hostess, concierge e camerieri coi robot novelli, per un totale vicino ai tre milioni di posti persi.  Autisti, barbieri e meccanici han perso meno di un milione di posti di lavoro, mentre le altre professioni non hanno subito impatti se non in modo localizzato.

Tra questi, gli impiegati amministrativi e di call-center hanno sfruttato la robotized process automation (RPA, il robot che aiuta nella registrazione delle fatture o nel suggerire le risposte alle domande del cliente) per riportare in America ed Europa lavori che prima erano in India ed altri paesi a basso costo di manodopera. Occorre notare che per cinque persone che riprendono il lavoro in America, sono circa 20 quelli che lo perdono in India.

Negli USA il 48% dei lavori richiede la presenza fisica, ed é la fascia che più è stata impattata dalle chiusure e dall’inserimento di robotica sostitutiva. Per il rimanente 52% che riesce a lavorare da casa le cose sono andate bene, con aumento dei posti di lavoro e degli stipendi medi. Quando la tecnologia fa rientrare nel paese mestieri che in precedenza erano stati spediti nei paesi in via di sviluppo la disoccupazione scende, come pure la dipendenza dallo stato estero. Non è un caso che l’India adesso cerchi di sviluppare l’economia domestica visto che l’off-shoring soffre.

Cosa accomuna tutti i mestieri dove il robot può entrare a gamba tesa in modalità sostitutiva? Sono quei lavori basati sul rispetto di poche procedure, identiche e ripetitive, e la misurazione di alcune parametri. Dall’accoglienza in albergo alla registrazione delle paghe e contributi, le attività sono standard e ripetibili, un qualcosa che non si applica ad un tassista che deve invece districarsi nel traffico, parlare col cliente a seconda di chi si trova, ingegnarsi.  In fabbrica, un operaio si trova a fare sia attività complesse sia incombenze ripetitive: se può avere un robot per togliergli le seconde, potrà concentrarsi sulle prime e aumentare tanto la resa quanto la soddisfazione del lavoro fatto.

L’agricoltura è un altro esempio di ricette da seguire in base a pochi parametri: pensate alla coltivazione delle fragole, cosa c’è di più semplice? Leggete qui del robot in grado di produrre molto di più dell’agricoltore: in questo caso è il Data Scientist (specialista nella modellazione dei dati) che studia i parametri importanti per la crescita del frutto e dà la ricetta vincente alla macchina. Chi avrebbe mai pensato, solo qualche anno fa, che un matematico si mettesse a produrre fragole?

Nella previsione di 85 milioni di lavori che spariscono e 97 milioni nuovi lavori che compaiono, il nocciolo e’ che il robot prenderà il posto di chi fa qualcosa di semplice e ripetitivo, basato sul controllo di pochi parametri. La buona notizia è che l’intelligenza artificiale renderà più semplici mestieri che in passato richiedevano anni di studio, ma dovremo imparare a vivere coi robot.

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Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
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Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro
Tommy Cappellini (Lugano): lavora nella “cultura”, soffre di acufene, ama la foresta russa