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Esoscheletri tra uomini e robot

Valeria De Bernardi nello Zafferano di sabato scorso ci parla dell’impressionante video in cui i robot di Boston Dynamics ballano il twist, e come l’acquisizione dell’azienda bostoniana da parte di Hyundai Robotics apra ad una nuova generazione di esoscheletri robotizzati che possano insegnare a suonare il violino, o ballare. Probabilmente i coreani han comprato Boston Dynamics perché vogliono recuperare terreno su Comau, azienda torinese che da anni é leader internazionale nell’innovazione robotica e che per prima...

... ha proposto sul mercato un esoscheletro per uso lavorativo.

Mate (qui) é il nome di questo esoscheletro che consente al lavoratore condizioni ergonomiche ottimali, mantenendo la postura corretta ed evitando sforzi. E’ facile vederlo accoppiato a sistemi di visione aumentata o comandi vocali per incrementare notevolmente la produttività in una fabbrica, centro di distribuzione, o altra realtà operativa. 

Il mercato degli escoscheletri era un misero $220 milioni nel 2018 e cresce rapidamente verso i $4 miliardi previsti per il 2025: finora la maggior parte delle vendite è stata di tipo medicale, nell’uso fisioterapico dove aiuta il paziente a riprendere la motilità originale ed il tono muscolare fisiologico. Pionere di quest’applicazione è il professore del MIT Hugh Herr, di cui raccomando questo e che da anni si arrampica su roccia con le protesi robotizzate alla pari degli alpinisti professionisti.

Ma occorre separare l’ambito medicale da quello lavorativo ed hobbistico del robot che ci insegna a suonare il violino. Già, perché nel primo caso abbiamo solo vantaggi ad arricchire il nostro corpo di un robot, altrimenti non funzioniamo. Ma al lavoro, e nello svago, è corretto abbracciare quest’innovazione tecnologica?

Se il lavoratore ottiene una migliore qualità della vita in fabbrica ed aumenta la produttività, ha meno da temere rispetto a concorrenti in paesi a basso costo della manodopera. Amazon stessa ha visto che inserire schiere di magazzinieri robusti e poco pagati è perdente rispetto a dotare personale più esperto, fidato, e costoso, degli strumenti giusti.  Immaginiamo quindi che un lavoratore sia felice di vestirsi dell’esoscheletro per passar meglio la giornata lavorativa.

Poi torna a casa, e ne indossa un altro per suonare il pianoforte, ed un altro ancora per riuscire a cucinare una ricetta altrimenti impossibile. E’ logico pensare che la persona si abitui così ad una relazione simbiotica con il robot, che diventa prima collega e poi proprio parte integrante di lei. Continueremo a vederlo come un semplice strumento, un utensile per quanto utile e comoda possa essere? In Giappone gli anziani dotati del robot tutto-fare casalingo, quello che aiuta il vecchietto a prender le medicine, a far la passeggiata, a leggere un libro, si affezionano alle macchine. Le considerano parte della famiglia, specie se questa si dimentica di andarli a trovare.

Sicuramente nel caso giapponese ci sono elementi culturali e religiosi (qui) che facilitano il processo psicologico di attaccamento ad un robot, mentre in America ed Europa siamo più inclini a vedere il robot come qualcosa di alieno, separato da noi. Però, se cominciano a ballare il twist, a diventarci simpatici, a farci star meglio al lavoro o a casa, anche noi inizieremo a sentirli come parte di noi.  Tra quanto? Molto prima di quanto si pensi.

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Zafferano

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In questo numero hanno scritto:

Giordano Alborghetti (Bergamo): curioso del software libero, musicofilo, amante del mare
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Giovanni Maddalena (Termoli): filosofo del pragmatismo, della comunicazioni, delle libertà. E, ovviamente, granata
Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro