IL Cameo


I consumatori ergastolani digitali devono riappropriarsi del mercato

Come mi presento all’appuntamento con il primo Cameo del 2021? Di certo sono un’altra persona rispetto a un anno fa. Il lockdown impostomi in primavera dal Governo, e quello “volontario” autunnal-invernale hanno lasciato un segno. Mi hanno turbato, prosciugato, intristito. Però starò in lockdown volontario fino a quando non sarà stato vaccinato (ovvio, chi lo vuole) un numero tale di cittadini da avere l’immunità di gregge. Mi sento addosso questa responsabilità, per aiutare i miei concittadini devo rimanere blindato in casa, per non ammalarmi, evitando così di occupare un posto in ospedale, peggio in terapia intensiva.

Per alimentarmi ho trovato...

... la formula ottimale. Un amico pescatore mi porta il suo pesce appena pescato. Un’amica contadina mi lascia sulla porta il cestino pieno di frutta e di verdura, e ritira la cesta vuota e una busta con i soldi, prelevati dal mio materasso. Sono convinto di cibarmi come meglio non potrei, come faceva il marchese di Dolceacqua secoli fa. Ma così facendo, mi dicono i colti,  penalizzo la catena logistica alimentare, quindi i consumi interni. In effetti, rispetto al 2019 i miei costi di funzionamento si sono abbattuti di circa il 70-80%. Ovvio, facevo la vita dell’intellettuale simil radical chic, viaggiavo in business, dormivo in hotel stellati, mangiavo in ristoranti pseudo gourmet (orrendo rapporto qualità-prezzo, solo “impiattamento”), partecipavo a congressi idioti, alla presentazione di libri illeggibili, fingevo di eccitarmi al lancio di ridicole auto elettriche. Una vita da scemotto politicamente corretto, frequentando altri scemotti come me.

Mi dicono che non facendo più questa vita, causa lockdown, sto contribuendo a impoverire sia lo Stato, sia i miei concittadini, distruggendo la vita ai giovani. Altri mi dicono che così facendo arricchisco quelli che durante la Seconda Guerra mondiale si chiamavano “profittatori bellici” e oggi, al tempo della Prima Guerra mondiale al Virus di Wuhan, “profittatori bellici digitali”, o di Silicon Valley o della Città Proibita.

Ecco un esempio di execution politicamente corretta Amazon sbarca in Europa con i suoi Amazon Go. Che sono? Dei supermercati fisici senza cassieri e pure senza casse automatiche. In loro vece, una combinazione di telecamere e di intelligenza artificiale riconoscerà i singoli clienti (ovviamente all’anagrafe devono risultare tutti schedati come figli di Amazon) e preleverà l’importo dei loro acquisti direttamente dalle loro carte di credito, che già gestisce per conto loro. Il ciclo virtuoso distributivo del CEO capitalism in purezza è compiuto. L’offerta del cibo, con cui dovrà alimentarsi lo schiavetto consumatore dal 2021, la troverà sui banchi di Amazon Go. Sarà cibo già selezionato, globalizzato, sterilizzato (frutta e verdura, per esempio, non marciscono mai), che Jeff Bezos, e i suoi compari markettari, hanno stabilito che sia. Per ottenere l’ottimizzazione del processo Amazon i produttori indipendenti saranno via via espulsi o impoveriti. Scomparsi i dipendenti. Al contempo, sarà eliminato, in automatico, il commercio tradizionale, i cui addetti saranno prima avviati ai “bonus di servitù”, quindi alla “cassa integrazione”, infine, previa selezione, al “divano di cittadinanza”. Si compirà così la configurazione finale del mitico consumatore digitale: “una bocca, un tubo digerente, uno sfintere, un divano, la dolce morte, con aiutino legale”. La tipica vita dell’ergastolano digitale. Costui, nel frattempo, avrà perso il suo software umano (la religione, i valori, le emozioni, l’amore) mentre l’anima, rimasta in magazzino, via via si svaluterà rispetto ai valori di libro, quindi verrà rottamata. CEO capitalism in purezza.

A titolo di puro divertissement, proviamo a farci una domanda: “Di cosa vive Silicon Valley?” Ovvia la risposta: della pubblicità. E la pubblicità grazie a chi vive? Ovvia la risposta: ai Big Data. E i Big Data di chi sono? Ovvio, dei consumatori. Ergo, se i consumatori (noi) vogliono liberarsi di costoro devono riappropriarsi del mercato, sottraendolo ai monopolisti cino-californiani. Come? Trasformando il lockdown volontario in un atto strategico (costi-benefici) di ripristino di un libero mercato. Buon 2021.

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Zafferano

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In questo numero hanno scritto:

Giordano Alborghetti (Bergamo): curioso del software libero, musicofilo, amante del mare
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Giovanni Maddalena (Termoli): filosofo del pragmatismo, della comunicazioni, delle libertà. E, ovviamente, granata
Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro