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Mission Impossible – Parte quarta

Siamo alla quarta puntata di Mission Impossible, sul parallelo tra il famoso film con l’attore sempre sorridente e vincente e le votazioni presidenziali concluse con Joe Biden sorridente e vincente.

Ricorderete nella puntata precedente, a fine novembre, prevedevo che Trump si volesse creare un uscita col sorriso, da quasi vincitore: vi ho dato il vaccino, vi ho dato un economia che ha fatto un pelo peggio della Cina ma molto meglio di...

... tutti gli altri, vi ho aumentato gli stipendi che erano al palo dal 1972, ora vi lascio a questo simpaticissimo e tenero Joe, lo zio d’America. Auguri. E credevo che avrebbe cercato una promessa d’immunità per evitare di perdere aziende e libertà con tutte le denunce che gli son state promesse.
Mamma che tronata: l’abbiamo visto ballare al ritmo di Gloria mentre con i famigliari guarda i manifestanti entrare al Congresso, manco fosse una rappresentazione teatrale. O forse lo era? Da Pence ai suoi fidi scudieri repubblicani abbiamo sentito la scontata condanna dell’incitazione alla violenza e del continuo diniego del risultato elettorale. Ora siamo a 61 cause perse su 62 portate in giudizio: anche i giudici nominati personalmente da Trump non hanno trovato un appiglio che sia uno. Trump ha preso 74 milioni di voti, Biden 81 milioni: è la democrazia, bellezza.

Democratici e iene da tastiera adesso vogliono stravincere: chiedono che Pence invochi il venticinquesimo emendamento per espellerlo, sono pronti a lanciare un altro impeachment, fanno il tifo per i social media che censurano Trump, che ora pare un anitra muta. Joe si preoccupa: la linea tra eliminare l’avversario e peggiorare la tensione sociale tra le due fazioni è sottile. Sa che deve accelerare la seconda tranche di aiuti, quella che dovrebbe dare $2.000 a tutti quelli che han perso il lavoro, ed è preoccupato dalla forte crescita di licenziamenti di queste settimane. Molte aziende che non avevano tagliato l’organico per evitare gli attacchi di Trump, ora approfittano che Biden non sia ancora insediato e spianano. Dopo sette mesi di ripresa dell’economia e dell’occupazione, oggi il dato di dicembre: 140.000 persone han perso il lavoro.

Con 360.000 contagiati e 4.000 morti al giorno, il Covid picchia come un fabbro: i vaccini arrivano agli ospedali ma il personale è stremato e le vaccinazioni sono indietro rispetto ai piani. Fauci ci dice che almeno fino all’autunno prossimo è grigia, e lo fa con quello sguardo alla Clint Eastwood che ti dice che non mente. Anche su questo fronte Biden deve correre: fare in modo che la gente rispetti i comportamenti necessari e probabilmente organizzare altri lockdown, che però sono benzina sul fuoco visto il rallentamento del mercato del lavoro.

Joe ci dice che nei suoi primi 100 giorni vaccineremo 100 milioni di Americani. La gente adesso ha bisogno di messaggi semplici e rassicuranti, anche perché lo spettacolo dell’assalto al Congresso ha fatto ridere poca gente.  Una vera Mission Impossible, considerando che anche nel partito democratico le fazioni centrista e radicale sono ai ferri corti: ce la farà il vecchio Zio d’America? Kamala sorride, pronta al suo ingresso.

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Zafferano

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In questo numero hanno scritto:

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Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
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Giovanni Maddalena (Termoli): filosofo del pragmatismo, della comunicazioni, delle libertà. E, ovviamente, granata
Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro