IL Digitale


Acqua potabile e digitale

Adesso che i nuovi datacenter richiedono potenze da impianto nucleare, e le GPU spendono il 40% dell’energia per tenersi fresche, il tema del consumo idrico sale sul podio delle preoccupazioni mondiali. E cosa dire del clima, del fatto che sempre più colture devono migrare al nord perché non piove più abbastanza: dagli ulivi che in Europa del sud e California stentano a produrre, al grano, manca l’acqua.

In questo scenario, un problema importante è la perdita di acqua potabile nei nostri acquedotti, che hanno molto da invidiare a quelli fatti dagli antichi romani ed ancora ben funzionanti. A seconda del paese, in occidente andiamo dal 25 al 60% di perdita, e non a caso i condotti di 2000 anni fa devono continuare a darci centomila metri cubi al giorno, altrimenti saremmo panati.

Considerando il costo proibitivo di costruire nuove infrastrutture, e quello importante di fare manutenzione a quelli esistenti (i romani pulivano gli acquedotti ogni tre anni, noi campa cavallo), il digitale viene in soccorso con diverse soluzioni interessanti.

Innanzitutto, occorre capire dove siano o possano verificarsi problemi. Un grande aiuto viene dalle immagini satellitari, dalla interferometria SAR, dalla possibilità di puntare laser e scansionare le infrastrutture per vedere movimenti millimetrici e prevedere le prossime rotture. Ottimo esempio è Nhazca, start-up romana collegata alla Sapienza e riconosciuta a livello internazionale per questi lavori: potete leggere di più qui. Con i recenti progressi nell’uso dell’intelligenza artificiale per riconoscere determinati oggetti e condizioni, processare miliardi di immagini satellitari e misurazioni diventa facile, e così riesci a mandare la squadra di manutenzione solo dove e quando serve, in modo chirurgico e con notevole riduzione dei costi e sprechi idrici.

Scendendo sottoterra, entrando nelle tubature, oggi sono disponibili strumenti IoT (internet delle cose) che con costi minimi ed alta affidabilità misurano la pressione, portata, temperatura, torbidità ed altri parametri dell’acqua in circolo, e sempre grazie ad algoritmi di previsione ed ottimizzazione riescono ad indicare l’insorgere di un problema, sempre allo scopo di fare manutenzione prontamente. Un bell’esempio di questa tecnologia lo vediamo con Blue Gold , una start-up sarda che va veramente bene nel ridurre gli sprechi degli acquedotti.

Quando gli antichi romani pulivano il travertino, ed ispezionavano ogni metro di acquedotto ogni tre anni, non immaginavano che 2500 anni dopo i loro pronipoti avrebbero usato satelliti, laser, interferometria, IoT ed intelligenza artificiale per correre a tappare i buchi delle loro costruzioni sapendo esattamente dove andare. Avessimo una macchina del tempo sarebbe bello tornare da loro per ringraziarli del lavoro fatto.

Vista la scarsissima propensione delle miopi economie occidentali ad investire in infrastrutture, questo campo offre ottime potenzialità di impiego ed investimento nei prossimi anni. Capire la differenza tra manutenzione a guasto, programmata e predittiva, imparare ad usare questi strumenti che risolvono un problema concreto e comune a tutti intorno al mondo, può essere un’idea per i ragazzi che si avvicinano al mondo del lavoro. E fare tutto questo senza mai dimenticare la storia, del quando, come e dove sono state costruite strade, ponti ed acquedotti, è ancora meglio.

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