LA Caverna


Il mestiere più difficile e bello del mondo: l’educazione

Da tempo si è imposto un profilo di educatore a basso regime di responsabilità. Alla violenta accelerazione della storia si contrappone la velocità ridotta dell'educazione. Il “dovere genitoriale” e la “professione docente” rimangono un orizzonte dormiente. 

Pur tenendo presente che il prezioso apporto degli insegnanti si colloca in relazione sussidiaria al compito educativo dei genitori, famiglia e scuola, senza una salda ed equilibrata consapevolezza del proprio ruolo, sono diventate un facile bersaglio per chi pretende di indebolire queste agenzie educative purtroppo spesso ridotte a “servizio di misurazione”. Fare uso delle misurazioni come unico elemento di valutazione perturba in modo significativo il rapporto educativo, rischiando fortemente di depotenziare l’aspetto essenziale di partecipazione degli educatori al processo di crescita e sviluppo dei giovani. Gli educatori, da persone che attraverso una sapiente cultura sarebbero in grado di lasciare un segno, si scoprono alienati esecutori a servizio di un Sistema. Famiglie e scuole non sono uffici periferici dello Stato che tutto decide e amministra.

L’educazione è primariamente comunicazione, relazione. In famiglia e nella scuola, al di là di sentire futili discorsi o memorizzare nozioni astratte, i giovani devono imparare a riconoscere il significato dell'esistenza, le ragioni e il gusto del vivere in pienezza. Occorre amare l’educazione perché garantisce e promuove la persona come inscindibile unità di valori, consente il pieno riconoscimento e rispetto della dignità umana, rendendo possibile una convivenza pacifica. Genitori e maestri devono essere espressione di competenza e umanità. Ci si prepara al compito e alla missione coltivando un atteggiamento di disponibilità a comprendere le responsabilità. Relazioni inadeguate facilitano lo scatenarsi di processi che non conducono alla realizzazione della piena dimensione umana, sociale e relazionale, sono spinte negative, fonte di dolore e delusione. Per far crescere dei valori nella coscienza giovanile sono necessarie una cultura dell'impegno, una testimonianza e coerenza di vita che ci rendono credibili e solidificano un clima armonico, evitando messaggi dissonanti, che creano disorientamento e confusione.

Le realtà educative se operano in un clima confuso\concorrenziale, senza chiare visioni d'insieme, impediscono l’esperienza felice di una sintonia di messaggi e la possibilità di mettere radici profonde che consentano di allontanarsi dalle figure di riferimento con sicurezza e fiducia nel futuro. Le devianze sono processi educativi non riusciti. Vanno rispettati gli stadi evolutivi accettando che i figli/gli allievi crescano, sviluppino capacità di pensare, di scegliere e di contraddire.

Durante la loro crescita vanno educati a liberarsi con fatica dai legami del passato, a lasciarsi interrogare e accompagnare nella ricerca di un significato più vero da dare al proprio avvenire. Nel frastuono di messaggi spesso contradditori occorre addestrarsi per non dare ascolto a educatori surrogati, (stampa, media, siti internet, questionari e sondaggi, opinion leader…); non ci si deve preoccupare quasi esclusivamente del sano accrescimento fisico lasciando insoddisfatti la fame culturale e l'apprendimento morale e sociale; non si devono inseguire gli idoli moderni (carriera, denaro, status symbol...) trascurando i bisogni fondamentali (il bisogno di senso, di sicurezza, di relazioni genuine, di rispetto... ) esponendoci ad una vita effimera, mettendo al mondo figli sradicati, privi di identità, sfiduciati e schiavi, in misura sempre più drammatica, di una sensazione di vuoto esistenziale.

Come educatori dobbiamo dare la sveglia, formare cittadini del mondo, in grado di camminare tra razze e culture diverse. Non è scontato saper testimoniare in modo chiaro e forte fondamentali valori umani quali l'amore fedele, la donazione generosa della vita, il servizio e la solidarietà disinteressata in una cultura dell'egoismo e del tornaconto, la pace in una situazione sociale di conflittualità, la comunicazione e il dialogo, uno stile di vita sobrio ed essenziale all'interno di una società materialistica e consumista. La grande sfida educativa è provare a congiungere il passato, con degli immaginari futuri desiderabili, possedere valori da realizzare nel tempo e da perseguirli insieme. Le società hanno bisogno di un “pensiero sociale”, se no collassano e l’educazione è l’unica leva che può riportare a dei valori collettivi. Educare è un futuro da sognare insieme.

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Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
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Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro

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