IL Digitale


Il riconoscimento automatico delle emozioni

Quando passiamo da un aeroporto, telecamere invadenti ci riprendono ed un algoritmo prova ad indovinare se siamo terroristi. Se siete scuri di carnagione ed avete la barba è abbastanza probabile che siate fermati per un controllo, se siete neri la probabilità aumenta. Ma oltre all’inevitabile pregiudizio razziale e su alcuni tratti culturali tipici di certe nazioni, chi vende questi software dice che sono anche in grado di...

... riconoscere le nostre emozioni: bufala o fuffa?

Charles Darwin è il più famoso tra gli autori sul tema, con il suo libro “L’espressione di emozioni negli uomini ed animali” del 1872 (che potete leggere qui). Molti dopo di lui ci hanno propinato la stessa idea: visto che tutti sorridiamo quando siam felici, ed esprimiamo le altre emozioni con smorfie simili a prescindere da latitudine e longitudine, allora vuol dire che possiamo creare una macchina che capisce il nostro stato d’animo, ed addirittura le nostre intenzioni. E’ un esempio di buon senso, ma sbagliato.

Da questa idea è partito un fiorire di soluzioni software per riconoscere terroristi, candidati ideali da assumere, banchieri assatanati e persone meritevoli di fiducia e di un mutuo. Qui a Boston uno spin off del MIT ha raccolto oltre dieci milioni di espressioni facciali da una novantina di Paesi, e li ha fatti classificare per due dollari al giorno a giovani programmatori egiziani. Immaginatevi un ventenne del Cairo che vede la foto di una nonna di Sassari seduta al sole e decide che è felice, rilassata, oppure l’esatto contrario, e pronta ad accendere un mutuo sulla casa. L’affidabilità di questa operazione è minima, speriamo che alla nonna non serva un prestito.

Le più grandi aziende del mondo AI non sono da meno, da Amazon che usa questi algoritmi per controllare i magazzinieri a Microsoft che la promuove al pubblico (potete giocarci da qui) , ed abbiamo così un bel mercato da $54 miliardi, che ogni anno sono spesi nella convinzione che una telecamera ed un intelligenza da ranocchio riescano a capirvi. Alcuni anni fa negli USA si fece un esperimento per capire se da espressioni facciali, postura ed interrogatorio si potesse capire quale studente mentiva e quale diceva la verità. Sarà un trauma per i lettori, ma anche insegnanti, poliziotti e specialmente i genitori non vanno oltre il 50% nell’indovinare i propri ragazzi. Questo perché già dai due anni d’età il bambino riesce a dissimulare in modo efficace emozioni e stati d’animo: a 15 anni siam quasi professionisti ed a 20 non c’è possibilità di beccarci. Solo un paio di professioni, i veri agenti del controterrorismo e gli attori, arrivano al 63%, ovvero riescono a decifrare le emozioni meglio del testa o croce.

Anche la ricerca nelle neuroscienze porta alla conclusione che l’uso dell’intelligenza artificiale per riconoscere emozioni ed intenzioni della gente sia uno spreco, che si regge su fuffa (qui). L’interpretazione delle espressioni facciali, come degli altri gesti di comunicazione non verbale, non è affidabile, non è specifica e specialmente non è generalizzabile. Sono il contesto e la storia della persona che portano ad una determinata reazione a fronte di uno stimolo, come abbiamo già visto per le capacità della nostra corteccia pre-frontale di imparare e guidare la percezione del dolore.

Quindi, se sapete di essere esaminati da una telecamera, cercate di apparire puliti, professionali, sbarbati e bianchi, ed avrete buone probabilità di evitare problemi.


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In questo numero hanno scritto:

Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite