No non state impazzendo, purtroppo è tutto vero; la buona notizia però è che state leggendo l'articolo giusto al momento giusto. Ma andiamo con ordine. Nel 1956, la Allied Artists acquista i diritti del romanzo “The Body Snatchers” e con un budget irrisorio dà alla luce quello che sarebbe poi diventato un vero e proprio cult della fantascienza, “Invasion of the Body Snatchers” (L'invasione degli ultracorpi): il dottor Bennell racconta al collega dottor Hill che la città è stata invasa dagli alieni. Questi crescono all'interno di enormi baccelli e si sostituiscono agli abitanti durante il sonno come perfetti replicanti, esseri dallo sguardo vitreo, senza emozioni o sentimenti e dal pensiero azzerato. Bennell prova a dare l'allarme, ma nessuno gli crede. La catastrofe.
Non so se vi è mai capitato di sentirvi come Bennell. A me capita continuamente. Vedi cose strane, talvolta incredibili, dai l’allarme ma nessuno ti crede o peggio ti imbatti in un replicante. Ma qual è il limite di guardia prima di suonare l’allarme baccello? Qualche settimana fa lessi su Facebook di un amico che consigliava di andare a fare gli acquisti natalizi in monopattino, allegando ovviamente foto didascaliche. Credetemi, è impossibile che il mio amico, che chiamerò Gianfelice, persona intelligente e mio fedele compagno di scorribande giovanili sia improvvisamente diventato un influencer e abbia così ceduto alla tentazione di condividere, di postare, di far(si) notare.
Dalle nostre trincee touch screen, ormai tutti noi possiamo muoverci virtualmente e impunemente attraverso i terreni più accidentati senza sapere realmente un bel niente di niente: chef stellati su Instagram, ingegneri strutturali su Facebook, esperti virologi su Twitter, terrapiattisti vari. Ma davvero il pensiero è ormai così debole che persino uno straccio di idea può sopravvivere e proliferare? Gli esempi sono molteplici, ma quello del mio amico mi ha spinto a una riflessione più profonda: Gianfelice è stato fatto fuori mentre dormiva e sostituito da un replicante cresciuto in un baccello dell'iperspazio. E allora io suono la sirena e mi rivolgo a voi come il dottor Bennell si rivolgeva al dottor Hill, e a scapito della mia stessa incolumità vi dico che l’invasione è già iniziata.
Ma cambiare si può, ricacciamo gli invaders nello spazio profondo e buttiamo i replicanti nella discarica, per riappropriarci degli spazi intellettuali che ci competono, per tornare a una realtà pre-invasione, e perché tutto sia un bene, in questo caso, quel che finisce. E che finisca presto.