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DNC tra patrizi e plebei

Il mio modesto auspicio di calma e gesso, ovvero dell’importanza dell’abbassare i toni per riunire veramente il paese e guardare avanti, nel DNC trova un riscontro minimo: i plebei la pensano come me, i patrizi continuano ad attaccare con cattiveria, e litigano tra loro.

Per riconoscere i patrizi, basta guardare chi accusa Trump e squadra di essere vuoi filorusso putinista, vuoi fascista, vuoi maniaco sessuale, o combinazione dei tre per andar sicuri: lo fecero con Assange e Snowden, figurati adesso. I ricchi ed amici della cricca dei ricchi sparano a palle incatenate: e Gabbard è la ragazza di Putin, e Musk è fascista e maniaco sessuale, e Kennedy fascista e putinista, e non parliamo di Trump che è praticamente il Demonio sceso in terra con mazza da golf in una mano e McDonald’s nell’altra.

La ripetizione ed assurdità di queste accuse, considerando pure che vengono da chi ha già mentito spudoratamente in passato sul tema, sta finalmente facendo l’effetto apposto sulla plebe. Se mi vieni a dire che la Gabbard non può assolutamente comandare l’intelligence perché tra le braccia di Putin, in effetti mi hai appena detto che quell’organizzazione va rivoltata come un calzino e serve proprio lei al comando. Se provi ad intortarmi dicendo che Kennedy vuole eliminare tutti i vaccini (falso), mi stai confermando che forse è la persona adatta al mestiere. Mi raccomando, quando su media dei patrizi con sede in Olanda ed altri paradisi fiscali leggete queste accuse, appallottolate il giornale ed usatelo per altri fini. 

Per fortuna nel DNC ci sono anche i plebei, che si risvegliano come marmotte smunte dal lungo letargo woke. È partito Sanders, a dire banalmente quello che è sotto gli occhi di tutti, che il DNC non ha mosso un dito per aiutare il popolo ad arrivare a fine mese, che s’è messo sul piano morale più alto blaterando di diritti per immigrati illegali e LGBTQ+ perdendo il contatto con la gente, che è ora di mandare in pensione Pelosi e cricca del partito. Ha seguito AOC, che ha ammesso di non aver mai portato nessuna proposta di legge al Congresso per aiutare la gente con l’inflazione, perché nessuno nel partito l’avrebbe appoggiata. E tanti altri ancora proseguono in queste ore: o il DNC riprende contatto con la plebe, o in una democrazia i patrizi da soli perdono. Obama sembra un lontano ricordo: ci incantò col suo “yes we can”, ha finito per accusare di maschilismo i fratelli neri, che fine triste.

Yes we can, il sogno americano, è il sorriso stampato di fianco a Trump: si chiama Elon Musk. Arrivato in America con due spicci da studente, oggi parcheggia i razzi in retromarcia, controlla sei milioni di automobili, cura malattia neurodegenerative e da una vera spinta alle energie rinnovabili. Anni fa Arnold Schwarzenegger divenne Governatore della California per i repubblicani, anche lui idolo del sogno americano: arrivato in America con due soldi da sollevatore pesi, è diventato il mito di oggi, in grado di unire repubblicani e democratici per migliorare lo stato più forte degli USA.

Non solo il DNC s’è fatto sfuggire Musk, che prima votava democratico alla pari di Gabbard, Kennedy e pure Trump, ma non ha nemmeno trovato un sostituto degno del nome, qualcuno che rappresenti il sogno americano. Hanno bruciato tutti, anche quell’Andrew Yang, figlio di immigrati, imprenditore, candidato alle presidenziali precedenti, pure lui transfuga del partito. Non faceva parte della cricca, e specialmente non voleva difenderne gli interessi.

Ottimismo e speranza vorrebbero che i patrizi si dessero la necessaria calmata, che la crema disastrosa del partito passi ad altri mestieri e lasci le redini a chi lavora per la plebe, che è poi quello che conta.

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