IL Cameo


Le vacanze degli italiani viste dal mio terrazzo

Quante ne sono successe, mentre me ne stavo in lockdown volontario sul mio terrazzo, seguendo le vacanze degli italiani, via giornali e web.
Si è iniziato e si è chiuso con il solito “sabato nero da bollino nero”!

Un ricordo di sessant’anni fa. Verso l’una di notte (anche quando c’era poca CO2, a fine luglio faceva un caldo boia), chiusi i cancelli di Mirafiori alle 22, dopo l’ultima poppata dell’ultimo nato e i capricci dell’altro (differenza 22 mesi), si caricava la Fiat 600 e si partiva: destinazione Follonica. Solita camera affittata (letto matrimoniale più due lettini, bagno in comune) dal macellaio locale, e per quindici giorni le vacanze erano andare in spiaggia, con il nostro ombrellone e due teli colorati.

Durò per alcuni anni, poi un giorno, ci telefonò la moglie: il marito si era suicidato, per debiti di gioco. L’anno dopo andammo a San Vincenzo, e una sera ci concedemmo la “passatina di ceci con gamberi” di un giovanissimo Fulvio Pierangelini, prima che diventassero famosi, lui e la passatina.

Torniamo a oggi. Sullo sfondo un caso di trentatré anni fa, il delitto di via Poma. Cronisti della grande stampa, disperati per mancanza di fatti di sangue, invocano la riapertura delle indagini per una traccia di sangue, a loro giudizio, mai considerata. Sostengono l’urgenza di inviare i mitici RIS di Parma, immagino i figli di quelli di trent’anni fa, che in via Poma ci si erano accampati per anni. Come ci si è ridotti, per raccattare dieci euri per articolo.

La storia del viaggio del maestoso super-super-yacht di Jeff Bezos lungo le nostre coste è entrata subito in collisione (e così si è sgonfiata) con la “collisione mortale di Amalfi”, opera di uno skipper positivo al test droghe-alcol. Mi sono chiesto, quanti saranno, in questo periodo, fra i vacanzieri, skipper e no, quelli che supererebbero brillantemente il test droghe-alcol?

Poi, ecco la storia strappalacrime-acchiappasogni del lupo M237 che dal Cantone dei Grigioni (quello elitario di Sankt Moritz) si stava auto-esiliando nell’Ungheria di Orban, dopo un viaggio di 1900 km fra i boschi di mezza Europa, e là giunto, è stato abbattuto con un colpo di pistola (?) sparato da un contadino-cacciatore di nove anni (sic!).

Sul coitus interruptus della collina torinese nulla: Zafferano.news rifiuta il gossip. A margine, eccovi una mia scanzonata mini-analisi del modello familistico-sociologico di Torino. Quattro grandi Famiglie: quella Reale al potere da sempre, quella dei Cortigiani, quella dei Maggiordomi, quella della Plebe. Se digitate il link potete ascoltare un podcast di 57 secondi.

https://www.instagram.com/reel/CwA1tXXtUt2/?igshid=MzRlODBiNWFlZA==

Rimanendo in Piemonte, ho inviato un tweet al Presidente della Regione: “Caro Presidente Cirio, lei vieta Torino agli Euro 5. Ho due opzioni: 1 comprare una Tesla; 2 Non venire più a Torino. Scelgo la 2.”

Nessuna polemica, sia chiaro, scegliere la 2 è un atto di assoluto rispetto verso la Legge, di un cittadino che intravede implicazioni socioeconomiche su cui i politici dovrebbero riflettere. Siamo tutti d’accordo sugli obiettivi della transizione climatica, ci sono le leggi, delibere dei Parlamenti, c’è la data del 2035, sappiamo che allora pochi potranno permettersi un’auto elettrica; quindi, come dice il CEO di Renault Luca De Meo, la gran massa di noi sarà costretto a spostarsi a piedi. Ne abbiamo preso atto. No problem, come dicono i colti.

Io sto parlando di execution nel durante, e questa è responsabilità della Regione e del Governo italiano, ed è su questo aspetto che noi cittadini giudichiamo i leader politici. Execution significa sì eseguire le decisioni prese dall’Europa, però stabilire come vengono ripartiti i costi fra le classi sociali, seguendo ovvi criteri di bilanciamento, di equità sociale, di gradualità, di priorità, tocca ai politici italiani.

Ho scoperto che nell’Era del CEO capitalism un’intera orchestra sinfonica vale meno di un giocatore di calcio, ma mi guardo bene dal fare commenti, i politici e i colti mi “asfalterebbero”, con il coltissimo “è il mercato, bellezza!” Anche qua io sto con la Musica e con il Conservatorio di Torino, un asset strategico per la città, mi creda Presidente.

Finite le vacanze, torniamo al lavoro, purtroppo l’unico rimasto è quello povero. E come ovvio, il lavoro povero aumenta la povertà. Prosit!

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Zafferano

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In questo numero hanno scritto:

Umberto Pietro Benini (Verona): salesiano, insegnante di diritto e di economia, ricercatore di verità
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Alessandro Cesare Frontoni (Piacenza): 20something years-old, aspirante poeta, in fuga da una realtà troppo spesso pop
Emanuel Gazzoni (Roma): preparatore di risotti, amico di Socrate e Dostoevskij, affascinato dalle storie di sport
Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro