Coronavirus USA


Anche i cyborg devono arrivare a fine mese

In America l’opinione pubblica sul Coronavirus sta cambiando rapidamente: nonostante gli Stati repubblicani siano ancora un pelo scettici  rispetto a quelli democratici, è bastato dire “siamo in guerra” per rifocalizzare le priorità di tutti.

L’esercito si mobilita per spargere ospedali da campo in tutto il paese, diverse aziende riattrezzano le fabbriche per produrre respiratori, mascherine e quant’altro serva agli ospedali, ed il governo è rapidamente passato da una otto a duemila miliardi di dollari per sostenere l’economia. Sport, turismo e trasporti si fermano a velocità impressionante.

E finalmente Trump lascia spazio a chi sa di cosa parla: Anthony Fauci, ottantenne italo-americano, vero esperto di infezioni e malattie virali, non le manda a dire. Pochi fronzoli: il virus contagia anche da persone asintomatiche, non sappiamo ancora quanti ceppi diversi esistano, non sappiamo quanta immunità resti a chi guarisce. Con questo quadro occorrono due cose adesso: la gente si chiuda in casa ed l’industria farmaceutica lavori al massimo.

Per il medio periodo invece occore ripensare alla facilità con cui corona ed altri virus possano causare pandemie globali. Sappiamo bene che questo non è un cigno nero: era un evento previsto e prevedibile, ed una volta che questo passi ne potrà tornare uno diverso.

Come dovrebbero cambiare le città, le fabbriche, le scuole ed in generale la società pensando ad un futuro dove altre pandemie possano spazzare il globo? Studiare da remoto è poco educativo, lavorare da casa è impossibile per molte professioni, abitare in città densamente popolate ed usare i suoi mezzi pubblici può essere letale.

A chi interessi approfondire: https://jfsdigital.org/2020/03/18/neither-a-black-swan-nor-a-zombie-apocalypse-the-futures-of-a-world-with-the-covid-19-coronavirus/

Forse serve un nuovo Rinascimento, una presa di consapevolezza degli impatti del CEO Capitalism ed un cambio di direzione per rimettere al centro la persona che ora è connessa, digitale ed anche un po’ cyborg, ma sempre alla fine del mese deve arrivare.

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In questo numero hanno scritto:

Tommy Cappellini (Lugano): lavora nella “cultura”, soffre di acufene, ama la foresta russa
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro