L’iconico manifesto dal titolo "Do women have to be naked to get into the Met Museum?" del 1988, che raffigura un nudo femminile di schiena, pone delle questioni fondamentali: l’immagine ritratta è ispirata al famoso dipinto “La Grande Odalisque” (1814) di Jean-Auguste-Dominique Ingres, ma nel poster delle Guerrilla Girls la donna sdraiata indossa una maschera da gorilla, caratteristica del collettivo. L’immagine è accompagnata dalla dicitura: “less than 5% of the artists in the Modern Arts Section are women, but 85% of the nudes are female”, a dimostrazione del fatto che le donne all’interno dei musei sono spesso solamente partecipi in modo passivo e non in modo attivo.
Mi viene in mente il bel libricino di Anna Banti dal titolo “Quando anche le donne si misero a dipingere”, e a parte alcuni casi anteriori, come quelli della mistica Ildegarda di Bingen, donna dai numerosi talenti tra cui quello artistico, e una monaca miniaturista del Trecento fiorentino, è dalla metà del secolo sedicesimo che vi è una svolta sociale e professionale.
Molte sono le artiste prese in considerazione, tra cui Sofonisba Anguissola, Lavinia Fontana, Fede Galizia, Rosalba Carriera, Giulia Lama e altre ancora: manca Artemisia Gentileschi però, e non so perchè. Una delle più audaci è certamente Sofonisba Anguissola: il padre Amilcare, uomo di larghe vedute, nota la sua bravura e la manda insieme a Elena, che diverrà monaca, a scuola del pittore Bernardino Campi. Per essere sicuro che non perdessero tempo, il padre le sistema a casa del pittore, come era in uso all’epoca.
Sofonisba ha grande fortuna come artista: la sua bravura nei ritratti la porta addirittura ad esser invitata alla corte di Spagna, dove venne accolta “onorevolmente” e subito la misero all’opera. Famosi sono i ritratti di Filippo II ed Elisabetta di Francia e persino del disgraziato Don Carlo, vestito da “lupo cerviero”. Una nobildonna che sapeva maneggiare con successo il pennello era una novità e questo eccitava gli animi in modo particolare. La fortuna non le voltò mai le spalle, anche quando a novant’anni ebbe tra i suoi allievi a Genova un giovanissimo Antoon Van Dick: poté infine figurare dipinta da lui, accanto agli splendidi ritratti dei nobili genovesi, i più raffinati cavalieri del primo Seicento.