Pensieri e pensatori in libertà


Vigliacchi e traditori

In epoca di festa del 25 aprile viene in mente il problema eterno del tradimento, forse il più duro e drammatico dei problemi umani. Nella guerra civile di allora, al di là dell’odio per l’invasore tedesco, tutti considerarono “traditore” l’avversario e le ferite inferte dal giudizio di tradimento sono le più profonde da guarire.

Ma il problema va al di là delle vicende di 80 anni fa. La categoria del traditore, da Dante a Shakespeare, da Manzoni a Sciascia, è una di quelle più studiate e rappresentate anche nella letteratura perché è il dramma supremo, soprattutto in epoca cristiana, quando emerge il valore metafisico della libertà. Del resto, il tradimento è una dimensione sempre presente, in ogni compagine umana, grande e piccola.

Nel suo libro postumo Tutto scorre, scritto in gran parte dopo il sequestro del romanzo lungo Vita e destino, Vasilij Grossman dedica un intero capitolo, il settimo, alla classificazione dei traditori. Il primo tipo è quello dei traditori per paura fisica, quelli che sono stati picchiati e torturati, oppure quelli che sono ricattati economicamente o socialmente (se non mi riveli qualche nome, o se non voti come dico, perderai il posto di lavoro o l’amicizia o lo stipendio). Nel secondo tipo ci sono i traditori per paura morale: temono le stesse cose dei primi, ma senza che nessuno li abbia picchiati o minacciati. Questi fanno tutto da soli: si autoricattano e tradiscono. Poi c’è il terzo tipo: quelli convinti dalla propaganda. Grossman mette in luce uno dei problemi delle ideologie: l’affermazione dell’idea schiaccia le persone.

Nel nazismo come nel comunismo, ma anche nel fascismo originario e in quello degli ultimi giorni, c’era la pretesa di creare un uomo nuovo e, in nome di questo essere umano diverso, veniva apprezzato e premiato chi tradiva gli affetti naturali. Infine, esiste in tutti i sistemi ideologici il quarto tipo: l’opportunista. Costui non ha nessuna convinzione ideologica, ma vuole semplicemente approfittare della situazione. Sa che i meccanismi del potere sono tali che, tradendo qualcuno, ne prenderà la casa, il lavoro, la posizione. Bisognerebbe forse aggiungere alla tipologia grossmaniana un numero 0: l’ignavo, il distratto, l’assente. Ci sono infatti quelli che, pur di non essere disturbati, non si impegnano a capire, non vogliono decidere, decidono di non partecipare, cioè di non decidere. Costoro non tradiscono, ma permettono che gli altri lo facciano, contenti di averla scampata, di poter godere ancora un po’ di quella che chiamano pace e che rimpiangeranno presto, perché si rovescerà su di loro.

Il finale del capitolo grossmaniano però è sorprendente. La durissima requisitoria non finisce in condanna. Un avvocato difensore del quarto tipo di traditore ai alza in un immaginario tribunale universale e dice che sì, è vero, il suo assistito ha tradito abiettamente ma di chi è la colpa se la natura umana è così fragile, così debole di fronte alle lusinghe del potere, così incline alla paura, alla menzogna, al profitto personale? Di chi è la colpa? “Forse della natura umana?”, si chiede il grande scrittore russo-ucraino. All’inizio delle storie umane, significativamente, la Bibbia mette il racconto del cosiddetto peccato originale. In questo modo un po’ strano, gli esseri umani si sono rappresentati il problema della natura umana, che tende a tradire, sé stessa e gli altri. Si tratta davvero di un mistero – “misterio eterno dell’esser nostro” – ma anche di un dato di fatto. Senza partire da qui, nessuna pacificazione è possibile, nelle grandi e nelle piccole vicende della storia.


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