Pensieri e pensatori in libertà


I nonni, la storia, l’ideologia

C’è una simpatica associazione di combattivi nonni, che si chiama Nonni 2.0 e ha sede a Milano, che mi ha invitato qualche settimana fa per un incontro sulla storia di fronte all’ondata di cancel culture, l’ideologia molto di moda negli Stati Uniti, e in arrivo da noi, che vorrebbe cancellare il passato che non va bene secondo i valori di oggi. Per intenderci, è quella della rimozione delle statue di Colombo che era uno schiavista e della...

... soppressione dell’Odissea dai programmi scolastici perché razzista e maschilista.

Senza tornare sull’ovvia storicità di valori e comportamenti, mi sono domandato per quell’incontro che cosa distinguesse la revisione della storia dello Stalin dei libri strappati, dello Xi Jinping che riscrive la storia al congresso dei cent’anni del Partito Comunista Cinese, dei piccoli e grandi despoti che si appropriano personalisticamente del passato, e la necessità di reinterpretare la storia per riutilizzarla, come nei virtuosi casi del cristianesimo con la grecità o del Rinascimento con l’antichità. La differenza è questa: l’ideologo schiaccia tutta la storia sul presente, fa qualsiasi cosa per dire che il passato era proprio come il presente; l’amante autentico della storia, lascia che la storia sia diversa dal presente perché sa che in essa ci sono anche le risorse concettuali e ideali per immaginare qualcosa di diverso.

I nonni 2.0, però, sollevavano un quesito interessante. Posto che questi comportamenti ideologici siano chiari, e riguardano ogni mossa ideologica in ogni ambito, dove vuole portare nel complesso tutta questa ideologia “woke” o “cancel”? Bella domanda e difficile la risposta. Di certo, c’è un’utilità immediata di difesa di quello che Riccardo Ruggeri chiama CEO capitalism (QUI si veda il libro “Uomini o consumatori”), il capitalismo truccato basato non sull’uomo lavoratore ma sull’uomo consumatore. Per questa cultura il concentrarsi su temi morali invece che sociali è un modo ottimo per sentirsi a posto senza cambiare nulla, per continuare a credersi rivoluzionari mentre si sostiene tutto ciò che c’è, a partire da liberismo e individualismo sfrenati, a vantaggio dei pochi e non dei molti.

Tuttavia, è più complicato vedere dove si vuole andare complessivamente. Non c’è il libro unico di questa ideologia, il Capitale o il libro rosso o il Mein Kampf. O forse non c’è ancora. A proposito di storia, anche il formarsi delle ideologie complessive richiede tempo e stratificazione di concetti. Per questo, è importante capire il più in fretta possibile i meccanismi che stanno già avvenendo. Magari stavolta riusciamo a evitare il libro unico. I nonni 2.0 ci stanno provando.


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Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
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Giovanni Maddalena (Termoli): filosofo del pragmatismo, della comunicazioni, delle libertà. E, ovviamente, granata
Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro