...oggetto di una riscoperta graduale, forse anche sulla spinta dalla messa in relazione con la Neue Sachlickheit, la Nuova Oggettività tedesca e la Scuola di Monaco. Di fatto è un ritorno al mestiere della pittura, di un periodo piuttosto circoscritto che va dal 1920 al 1935. Passeggiando tra le sale, con opere di artisti che fino ad oggi erano il sinonimo del più trito passatismo, scopro una pittura intensa, inusuale e potente. Può essere che al vaglio del tempo, questi lavori si siano rivelati più “veri” di altri, e questo mix tra neoclassicismo e un’art dèco dallo spirito italiano, riecheggi con più profondità oggi.
In mostra vengono presentate opere originalissime di Felice Casorati, Achille Funi, Ubaldo Oppi, Mario Sironi, ma anche di un giovane Carlo Carrà, o un autoritratto delizioso di un altrettanto giovane Giorgio de Chirico, piuttosto che i “Giocatori di carte” di Gino Severini, ma soprattutto un potentissimo Antonio Donghi che assieme al Cagnaccio di San Pietro con il capolavoro “ Dopo l’orgia”, si contendono la palma d’oro nella mia personale e privatissima classifica. Torno e ritorno sui miei passi : non succede spesso di dover andare avanti e indietro nelle mostre per capire meglio, ma soprattutto di aver bisogno di dare la seconda occhiata … più approfondita della prima, quella che scende nel particolare e si fissa nella memoria. Esco: e nel bookshop del museo incontro il manualetto citato poc’anzi.
Trattati sulla pittura ne sono stati fatti parecchi scrive Giorgio de Chirico: “Più pratici sono i trattati moderni: i migliori secondo me sono i tedeschi; ma anche lì ci si affanna parecchio, sin da cavarci qualcosa che possa essere realmente utile all’esecuzione d’un quadro; ciò dipende dal fatto che la maggior parte di tali trattati son scritti da restauratori, quindi da gente che, per quanto in fatto di tecnica la sappia più lunga di molti pittori, pure considera detta tecnica da un punto di vista affatto speciale così che spesso si diffonde in discorsi eruditi e pieni di interesse che poco insegnano al pittore avido di sapere qualcosa di pratico che lo aiuti nella delicata e grave fatica di menar il pennello sulla tela”. Il grande, immenso Giorgio de Chirico mette i panni di un umile artigiano che dispensa ricette, spiega in modo approfondito ogni sua pratica, dalla preparazione della tela alla tempera magra o a quella grassa, facendo paragoni con gli antichi … mai però la tecnica soverchia l’idea. Sceglie una citazione iniziale del trattato, illuminante , di Gustave Courbet: Savoir pour pouvoir.