Nato nel 1960, a Castelfranco Veneto, il liceale Mario presto abbandonò le declinazioni latine per approfondire i pentagrammi musicali che lo portarono all’amore della vita, il violoncello, concretizzatosi poi in un Maggini del ‘600, con una livrea rossa della custodia, rimando forse ai cavalli rombanti di Maranello, assieme al quale gira il mondo.
Tuttavia, quando si accendono i riflettori mediatici, ognuno risponde a un suo dna che, nel caso di Brunello, non era da dare per scontato. Debutto con il botto, a 26 anni, primo italiano a vincere il Premio Tchaikovski, quando il Muro di Berlino era ancora da cadere. Una serie di “tacche” sul violoncello come nessuno. Ha suonato interpretando, a modo suo, le bacchette di direttori quali Claudio Abbado, Riccardo Muti, Zubin Metha.
Poteva vivere di rendita, Mario trevigiano, con i frutti del suo talento. Ma non gli bastava, Si è rimesso in gioco con una sfida al tempo presente che ha fatto l’epoca: Antiruggine. Una sorta di laboratorio artistico, creato entro i luoghi di un’antica fabbreria. Riconversione artistica della migliore archeologia industriale proiettata verso il futuro. Di qui sono passati in tanti, i migliori, tutti “in amicizia”, per spirito condiviso, in curiosi “fuori spartito” prima di impegni ufficiali a Venezia, Padova o altro.
Ma non solo Antiruggine, come filosofia di vita: l’arte in diretta, con i suoi personaggi, un elenco infinito, di oltre trecento artisti che si sono messi in discussione per primi, loro e il messaggio che li accompagnava. Ecco allora Giovanni Sollima, il violoncello palermitano, gemello del Mario serenissimo ma, come lui, un universo composito di autori, o artigiani dell’arte, che si raccontavano in diretta, come ad esempio il liutaio cremonese Filippo Farrer o la fisarmonicista trevigiana Francesca Gallo.
Non solo musica suonata, ma anche molto altro. Qui le mostre di fotografia di Bob Noto, una jam session letterario culinaria con il confezionamento di un goloso culatello in diretta da parte di un norcino parmense. Dodici anni di Antiruggine che hanno lasciato il segno, assieme a molto altro che Brunello, nel frattempo, non si è negato, su tutti i “Suoni delle Dolomiti” in una sfida tosta, far ascoltare Bach o Chopin in alta quota, magari all’alba, costringendo gli indomiti fans a scarpinare, per qualche ora, pur di far lievitare sogni ed emozioni oltre l’infinito, grazie alla musica.
Ora Mario Brunello ha ulteriormente cambiato spartito. La filosofia di Antiruggine è disponibile a raccontarsi ovunque la si voglia ascoltare. Ha iniziato con il Salone delle feste di Villa Bolasco, a Castelfranco Veneto, la sua Città. Con proiezione presso lo Squero di Venezia e le magiche atmosfere di Arte Sella, in quel di Borgo Valsugana. Provare per credere, la fidelizzazione conseguente. Lettori di Zafferano.news ... a buon intenditor