IL Cameo


Il Giappone dei vecchi samurai

Il Giappone dei vecchi samurai

Tra le frasi che hanno avuto in questo decennio più fortuna c’è stata questa: “Gli italiani certi lavori non li vogliono più fare” (vale anche per tutti i popoli del G7).

Per me, è una fake truth. Su questa locuzione la classe dominante ci ha costruito parte della politica dell’immigrazione. Questa è basata sull’assunto che l’immigrazione colmi i vuoti del mercato del lavoro e contribuisca a risanare gli assetti previdenziali. Ebbene il caso Giappone è lì a smentire questa teoria. Premetto che non è una mia analisi, non ne sarei all’altezza, ma quella dell’Associazione svizzera dei gestori dei patrimoni (www.vsv-asg.ch). Questo è un luogo dedito allo studio di dove mettere i quattrini, c’è una grande differenza fra chi i quattrini li ha e quelli che ne parlano dottamente. Mi fido solo dei primi. Questi sono banchieri, uomini di mondo, una certa esperienza l’hanno. La logica di mercato dice che qualsiasi lavoro è appetibile, dipende dalla retribuzione erogata: è ciò che succede in Svizzera e in Giappone.

E’ il Paese più “vecchio” del mondo (poi ci siamo noi), in teoria votato alla recessione perenne causa demografia e bassissimo tasso di natalità, eppure smentisce tutte le previsioni. Dal 2012 la sua popolazione statisticamente “attiva” è diminuita di 4,7 milioni, eppure il numero degli impieghi effettivi è aumentato di una cifra simile (4,4 milioni). Il Giappone infatti preferisce impiegare al meglio le risorse umane locali, ritenendo che un prolungamento dell’attività operativa, con ruoli opportunamente tarati sull’età, sia la via preferibile per aumentare lo status fisico, mentale, sociale, economico dell’anziano. E pure del Giappone. Ricordiamo tutti ciò che dicevano gli esperti occidentali della politica giapponese del debito: implosione in vista. Falso. Certo, ha un debito pubblico al 236% eppure il Paese cresce, ha alti standard di vita, eccellenza nei servizi pubblici, attira investimenti stranieri, è elevato il livello del risparmio privato, la criminalità, essendo tutta autoctona, è sotto controllo, a livelli bassissimi.

Un aspetto poi chiude ogni discussione: gli investitori internazionali guardano al Giappone con fiducia, il mitico “Mercato” ad ogni crisi mondiale che fa? Mette lo yen (sic!) con il franco svizzero e l’oro fra gli unici tre beni rifugio. Ragazzi, un consiglio, informatevi, studiate, approfondite, non credete alla fake truth istituzionali e private che tentano di propinarvi.

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In questo numero hanno scritto:

Filippo Baggiani (Torino): commerciale settore moda, scrittore allo stato quantico
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica, scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Tommy Cappellini (Lugano): lavora nella “cultura”, soffre di acufene, ama la foresta russa
Angelo Codevilla (California): professor emeritus, viticoltore, tifoso di Tex Willer
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale
Marinella Doriguzzi Bozzo (Torino): da manager di multinazionali allo scrivere per igiene mentale
Marta Fossati e Luca Giacosa (Sambuco, Cuneo): pastori di capre meticce
Pietro Gentile (Torino): bancario, papà, giornalista, informatico
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro
Giancarlo Saran (Castelfranco Veneto): medico dentista per scelta, giornalista per vocazione