... ritirare la scala. Da allora essa è rimasta tra noi ed è la scala musicale che ci fa ascendere dalla terra al cielo”.
Questo ponte musicale lo testimonia anche una ricca iconografia che rappresenta angeli musici, a cominciare da quelli del celebre dipinto di Raffaello raffigurante l’Estasi di Santa Cecilia, angeli cantori in cielo cui la Santa volge lo sguardo. Si potrebbe continuare con un lungo elenco di prestigiosi esempi; ricordo solo i magnifici Angeli musicanti dei Musei Vaticani, affreschi raffiguranti gli angeli nell’arte di suonare ognuno uno strumento diverso (Melozzo da Forlì, 1471).
Gli angeli colpiscono altresì l’immaginario dei musicisti, ispirati dai messaggi che queste Intelligenze Angeliche hanno il compito di portare all’umanità; ne è esempio la Danza furiosa per le sette trombe scritta da Olivier Messiaen nel campo di concentramento di Görlitz (1940), come a ricordare al mondo che le trombe del Giudizio arriveranno e saranno gli angeli a suonarle, perché è scritto nell’Apocalisse. Sono gli stessi angeli che, suonando con forza le trombe, vediamo annunciare la fine dei tempi nel Giudizio universale di Michelangelo, Cappella Sistina.
Nei Vangeli è affidato ai canti angelici l’annuncio della nascita di Gesù ai pastori, scena magnificamente raccontata dalle note del Messiah di Händel (1741): quando il coro celeste si allontana i violini trillano sempre più flebilmente per poi riprendere forza nell’arcinoto Hallelujah, di consuetudine intonato a Pasqua o a Natale ma che si sente anche in momenti e contesti molto diversi. Händel lo ha scritto per festeggiare il Messia con suoni gioiosi e maestosi, in cui idealmente umanità e angeli cantano in un unico coro, forse per percorrere insieme quella scala musicale che gli angeli ci hanno lasciato.
Per chi volesse risentirlo, ecco l’Hallelujah nell’esecuzione del Coro londinese Royal Choral Society.