Privacy vs. censura

L’atavico conflitto fra privacy e censura diviene tema sempre più importante nella nostra società: il confine invisibile ma ineludibile fra le due, risuona come il “mind the gap” della metro londinese. Mentre la privatezza rappresenta il diritto a conservare informazioni personali, l’avversaria diviene talvolta pesante limitazione nella nostra espressione. 

Esulando l’analisi giuridica più elementare, risulta ovvia la labilità del contorno di questi valori, ponendoci dinanzi un’insormontabile difficoltà etica: rischiamo di cadere nella repressione?

L’avvento della digitalizzazione ha esacerbato la serietà di simile dilemma: una condivisione libera e interconnessa s’arrischia allo scivolare nella distorsione del vero, realizzata attraverso contenuti falsi o nocivi. La censura diventa quindi necessaria per proteggere sicurezza e stabilità delle società, applicando un controllo disciplinare, volto a generare l’autocoscienza degli stessi utenti. Una concezione figlia del panopticon di Bentham, il carcere dove ciascun detenuto è sempre visto dal sorvegliante, quindi inibito dal malevolo agire. Questa teoria sociale, condivisa da autori come Michel Foucault e oggi approdata al digitale, rivela però un proprio paradosso liberticida, lasciandoci immaginare una realtà degna di “Matrix” e “Nineteen Eighty-Four”.

Definite ora le linee generali di un dibattito lungamente discusso, mi sento di condividere un mio pensiero a riguardo: privacy e censura sono entrambe diritto e dovere. La prima diventa coercizione, quando la stampa è costretta a omettere elementi fondamentali per mancato consenso delle fonti; la seconda ascende a beneficio quando tutela i cittadini, come nel caso del diritto all’oblio. L’una è dipendente dall’altra: sarebbe impossibile garantire la protezione della riservatezza senza una sanzione, così come risulterebbe assurda una restrizione dei contenuti priva di premesse morali.


© Riproduzione riservata.
Zafferano

Zafferano è un settimanale on line.

Se ti abboni ogni sabato riceverai Zafferano via mail.
L'abbonamento è gratuito (e lo sarà sempre).

In questo numero hanno scritto:

Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro
Umberto Pietro Benini (Verona): salesiano, insegnante di diritto e di economia, ricercatore di verità
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Alessandro Cesare Frontoni (Piacenza): 20something years-old, aspirante poeta, in fuga da una realtà troppo spesso pop
Emanuel Gazzoni (Roma): preparatore di risotti, amico di Socrate e Dostoevskij, affascinato dalle storie di sport
Giovanni Maddalena (Termoli): filosofo del pragmatismo, della comunicazioni, delle libertà. E, ovviamente, granata