Notizie dagli USA


Fallimenti sanitari

Mi chiama un amico ed ex-collega dai tempi dell’automazione di magazzino: sta per essere licenziato con altri 140 compagni di lavoro. Sono sorpreso, perché quell’azienda ha una reputazione solida, e conosciuta per le soluzioni innovative. 

Purtroppo, i due proprietari han fatto un ictus ciascuno, a pochi mesi di distanza: le loro famiglie son disperate, la mancanza di un piano di successione e di gestione del rischio ha mandato tutto in malora. Vi sembra un colpo di sfortuna notevole, un caso rarissimo?

Al contrario, in America il 69% dei fallimenti ha una causa medica: un 10% di casi simili a questo, dove la malattia di persone chiave dell’azienda fa saltare la baracca, un 59% dovuto all’impossibilità di pagare le spese di diagnosi, cura, riabilitazione del lavoratore o suo famigliare. Gli studi non sono ancora ufficiali, ma il Long Covid sta ulteriormente peggiorando queste statistiche: il numero di persone che perde il lavoro, o quantomeno perde reddito per effetto della malattia, è cresciuto in modo drammatico. La ragione per cui molti americani hanno due o tre lavori, è tutta qui.

Non ho mai conosciuto imprenditori che prendessero veramente in considerazione una loro malattia debilitante, l’evento improvviso che li possa mettere fuori gioco e magari rovinare tutta l’azienda. Probabilmente serve un filo di incoscienza per questo mestiere, un vago sentimento di invincibilità ed ottimismo: ovvio che ci sono infarti, ictus e tumori, ma di sicuro non capitano all’imprenditore.

In America spendiamo $4.3 triliardi (quattro mila trecento miliardi) all’anno in sanità, il doppio dell’Europa ed il 25% in più della Norvegia, il paese europeo più spendaccione. Ognuno di noi paga circa $13.000, che purtroppo non si traducono in indici di cura brillanti, ma nel 28% del nostro PIL che va a farsi benedire. E dire che 60 anni fa solo il 5% dell’economia americana andava in sanità: come abbiamo fatto a sprecare così tanto, se ancora permettiamo questo numero di fallimenti e risultati mediocri in termini di prospettiva di vita?

A differenza del resto del mondo, da noi la sanità è considerato un bisogno fondamentale, che qualsiasi persona può organizzare come vuole: non è un diritto. Questa distinzione significa che la sanità è considerata alla stregua del cibo, vestiario o abitazione: se vuoi mettere un piatto in tavola o un tetto sopra la testa fai pure, ma nulla ti è dovuto in quanto cittadino americano. Allo stesso modo se stai male e ti vuoi curare, libero di farlo, ma affari tuoi. Un medico in Europa deve garantire la cura di tutti i suoi pazienti, e spesso non ha modo di rifiutare o ridurre il numero di pazienti che si presentano. Al contrario in America un dottore potrebbe rifiutare il cliente/paziente, e qui vedete l’esempio di uno che la pensa a quel modo (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC1126951/)

L’effetto netto del considerare la sanità come un bisogno di base, ossia alla stregua di abitazione ed alimentazione, facendo anche in modo di favorire l’oligopolio delle poche assicurazioni, aziende farmaceutiche ed ospedaliere che pagano i politici, è che i pazienti sono trattati come consumatori da sfruttare. Non conta prevenire, curare efficacemente e congedare rapidamente il malato: serve tenerlo alla mangiatoia il più a lungo possibile, cronicizzandolo, come una vacca da mungere. Non è un caso che sia qui che la scienza medica vede la ricerca più intensa, che industrie farmaceutiche e biomedicali lancino i trattamenti più sofisticati e costosi, che ai diabetici non sia più somministrata l’insulina, ma altro farmaco marginalmente migliore e cinque volte più caro.

Ecco quindi che chi lavora, da dipendente o imprenditore, deve pensare veramente a fondo come prevenire e curare gli eventuali malanni, e farlo tenendo bene in conto i possibili impatti di essere fuori gioco per qualche tempo. Immagino bene il dramma di quei due imprenditori, che oltre a trovarsi molto mal messi in prima persona, ora devono prendersi cura dei famigliari e fare in modo di aiutare i lavoratori a trovare altro, perché’ la loro impresa deve chiudere. Lavoratori che ora cercheranno non uno, ma due lavori per proteggersi da ulteriori evenienze come questa.


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Alessandro Cesare Frontoni (Piacenza): 20something years-old, aspirante poeta, in fuga da una realtà troppo spesso pop
Emanuel Gazzoni (Roma): preparatore di risotti, amico di Socrate e Dostoevskij, affascinato dalle storie di sport
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