LA Coppa


Fallimento, Legacy e Palazzi Reali

“So che ho già fatto la domanda lo scorso anno, ma la vostra stagione pensi sia stato un fallimento?

Tu ottieni una promozione ogni anno nel tuo lavoro? No

Per cui ogni anno il tuo lavoro è un fallimento? No

Ogni anno lavori per ottenere qualcosa, lavori su un obiettivo, che può essere ottenere una promozione, essere in grado di prenderti cura della tua famiglia, potergli dare una una casa e fare il meglio che puoi per loro.

Lavori per raggiungere un obiettivo, non è un fallimento, è un passaggio necessario per provare a vincere; ci si arriva sempre a piccoli passi.

Michael Jordan ha giocato quindici anni, ha vinto sei titoli NBA, gli altri nove sono stati un fallimento? No

È una domanda sbagliata dunque, non esiste fallimento nello sport, nella vita.

Ci sono giorni buoni e giorni meno buoni. Qualche volta riesci a vincere, altre volte no. Qualche giorno è il tuo turno, altri no. Un anno vinci tu, l’anno dopo qualcun altro, dobbiamo anche imparare a riconoscere i meriti dell’avversario.

Questo è lo sport, non sempre si può vincere. Torneremo il prossimo anno e cercheremo di fare al meglio.”

Parole firmate Giannis Antetokounmpo, leader dei Milwaukee Bucks, post sconfitta al primo turno dei Playoffs 2023 contro Miami, in risposta ad un giornalista in conferenza stampa.

Qualche nota aggiuntiva ad un testo già molto denso e significativo.

Il basket americano dimostra di avere personaggi di alto spessore umano e valoriale, continua ad essere viva quella “Legacy” della quale vanno molto fieri, non solo tecnica, ma anche di valori. Trasmettere, attraverso il basket, concetti universali.

In Italia, il concetto di fallimento viene visto come un marchio d’infamia: hai perso, dunque hai fallito, hai perso tempo e soldi, quindi non fa per te e non osare a riprovarci.

Negli Stati Uniti, il fallimento è il tentativo di mettersi in gioco, di provare, di fare, è la base per ripartire, il fallimento da vita e da sempre modo di rimettersi a lavorare con più consapevolezza e più armi, per costruire qualcosa di nuovo per poi arrivare a dove vogliamo arrivare, è il momento in cui la vita chiama a tirare fuori il massimo delle nostre possibilità, dietro al fallimento ci sono spesso i massimi talenti che abbiamo, dunque un messaggio che la vita ci porta.

È parte del gioco, della vita, non esiste nessuno al mondo che abbia sempre vinto, che sia sempre riuscito, quello che è importante non è vincere o perdere, ma saper affrontare successo e trionfo, disastro e caduta, trattandoli allo stesso modo come due impostori (pennellate di Rudyard Kipling in “IF”, poesia dedicata al figlio), e saper perseverare nei propri obiettivi con la fame e voglia di migliorarsi secondo per secondo anche nei gesti apparentemente più insignificanti come tenere in mano una penna.

Come posso migliorarmi, come posso farlo al meglio?

Quegli obiettivi possono essere raggiunti anche dopo anni, ma una volta afferrati hanno un sapore davvero speciale, del lavoro e della crescita fatti per arrivare fino lì. Quelle parole ci insegnano anche l’estremo valore della pazienza, della politica del piccolo mattoncino giornaliero, ma che alla fine diventa un palazzo reale.

Coraggio, perseveranza, slancio ottimistico e attitudine al rischio sono gli ingredienti che dobbiamo fare ancora completamente nostri.

Se perdono e falliscono quei ragazzi alti due metri, considerati semi-dei, perché non puoi farlo anche tu?


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