Pure durante la Seconda Guerra, mentre l’Italia stava dall’altra parte, gli americani mai qualificarono gli italiani “nemici.” Una nostra vicina d’una certa età si ricorda di aver organizzato serate di ballo per i prigionieri di guerra italiani, che allora lavoravano nell’ agricoltura californiana. Ne il piccolo mondo culturale americano mai ignorò il posto dell’Italia nel genio umano. A New York, il sistema scolastico aveva avuto a che fare con emigrati italiani, novanta percento meridionali, che scarsamente parlavano anche l’italiano. Dunque quando arrivai, mi sorpresi che la scuola italiana d’allora, parlo del ’55, avesse prodotto ragazzi di un livello culturale tale da risultare avanti di un paio d’anni rispetto ai coetanei americani (me lo dissero i miei insegnanti di N.Y.). Già negli anni ‘70 i nostri emigrati, figli e nipoti, avevano guadagnato rispetto e “fatto fortuna” in ogni mestiere e professione. Per alcuni anni, due sui nove membri della corte suprema sono stati italo-americani. Nel 2000, gli italo-americani, la quarta componente etnica degli Stati Uniti, erano al primo posto come ricchezza media. Questo grazie non alla presenza di un certo numero di straricchi, ma all’ assenza di italo-americani poveri. A furia di lavoro, siamo diventati tutti borghesi, dei signorotti, come si diceva un tempo.
Nondimeno, gli americani ce l’hanno con l’Italia. Sono convinti che gli italiani mangino bene e facciano all’amore meglio di loro. Poi non fanno male a nessuno. Lasciano passare. Ridono. Conoscono i segreti della vita. Anche tu puoi fare l’italiano e forse anche tartagliarne qualche parola. E’ facile. I prodotti italiani, e sopratutto il loro stile, sono incomparabili. Vuoi vendere il tuo ice cream per il doppio? Chiamalo “gelato.” Anni fa, “spaghetti with meatballs” era mangiare povero. Adesso, “Northern Italian cuisine,” o cio che si spaccia per tale, costa più della cucina francese. Vuoi alzare il tono del tuo prodotto? Dagli un nome italiano o italianizzato, assicura il cliente che ha “Italian style,” o avvolgilo nel tricolore. Il parmigiano reggiano, ed il panettone si vendono a Costco, il magazzino nazionale del ceto medio-alto. Qual e’ il posto più sofisticato del mondo per gli americani? Milano. La settimana scorsa, il Wall Street Journal ha pubblicato una pagina pubblicitaria per un viaggio elitario negli interstizi segreti di questa mecca dello stile e dell’abbigliamento, “brimming with attitude and sophistication” debordante d’un certo atteggiamento sofisticato. Tutto organizzato da una ditta che da anni sistema clienti speciali in posti divini con prezzi carissimi: si chiama “Indagare.”
Milioni di americani conoscono l’Italia tramite il film “Under the Tuscan sun” sotto il sole toscano, nel quale una ricca neo-divorziata di San Francisco, nel corso d’una gita turistica in Toscana, s’innamora del posto, ne diventa parte, nel frattempo impara cosa sono la vita e l’amore. Per toccare l’orlo di questo magico grembo, i ricchi gareggiano coi tedeschi per comprarsi la villetta in Toscana. I meno ricchi l’affittano. Milioni di americani ingoiano pasta, olio extravergine d’oliva, e vino italiano come se fosse una comunione, un’ostia laica.