“Conoscere una donna”. Il giardiniere tenace

Dei morti è bene prendersi cura finché sono vivi: le commemorazioni postume li lasciano indifferenti. Degli scrittori che ci hanno abbandonati, invece, si possono rileggere i libri: forse il modo più opportuno per rendere loro omaggio.

Fra i tanti di Amos Oz, scomparso recentemente, abbiamo scelto Conoscere una donna, ingiustamente meno noto e viceversa perfetto nell’arte di procedere per sottrazioni. Nonché emblematico di quel ragionare per compromessi da parte di chi si è sempre schierato in favore della vita, anche nella questione arabo israeliana. A costo di passare da “disertore”, si veda Elogio del tradimento.

Ma non si pensi a un titolo di matrice politica, bensì ad un drammatico quanto pacato racconto esistenziale, che ribalta in sordina gli schemi dello spionaggio classico per celebrare l’abbandono di ogni indagine. Sino a raggiungere la conoscenza attraverso la negazione del sapere e del capire. E mentre John le Carrè procede per accumuli indiziari, il protagonista gli preferisce Honoré de Balzac, lui sì ricco di misteri e di veri segreti, anche se poi è possibile che tutti i segreti umani in fondo si assomiglino. Perché Yoel Raviv è un quarantasettenne che ha appena lasciato Gerusalemme e sta trattando l’affitto di una villetta con giardino vicino a Tel Aviv. Vuole andare a viverci con la figlia adolescente, la madre e la suocera, dopo essersi ritirato da un impiego statale. Però la sua cassaforte nasconde passaporti diversi, baffi finti, armi vere, e la moglie è appena morta in un incidente oscuro. Iniziano così giorni sempre uguali, fermi come nell’indistinto presente dei sogni, e lui sarchia, pianta , innaffia, pota , concima, si interroga sull’enigmatico male della figlia, risente intorno ai fianchi le braccia fresche della moglie, sogna una concubina esquimese ma indugia sui seni aguzzi di un’americana, mentre qualcuno lontano viene ucciso al posto suo. Intorno, poche altre figure di sgargiante medietà, che fanno non solo avanzare le stagioni e riaffiorare il passato, ma fungono da stimolo e da contrappunto ai suoi pensieri solipsistici. Nessuno essendo in realtà quello che sembra, vivendo e morendo spesso sconosciuti a noi stessi e agli altri. Finché un magnifico finale a sorpresa irrompe con la stessa luce tolstoiana de La morte di Ivan Il’ic, a sancire una liberazione edificante in forma di rinascita.

Libro sommessamente ambizioso, di piccole e grandi suspense quotidiane, Conoscere una donna raggiunge l’equilibrio contenutistico ed espressivo cercando di rispondere alle eterne domande che scaturiscono dall’attrito tra il disordine naturale del mondo e il desiderio di ordine e decifrabilità dell’esistenza. E lo fa attraverso la linda planimetria di una casa, l’educazione e l’esattezza delle parole e delle pause, l’affollamento di cose e atti abituali, lo sforzo di verità dei personaggi e dell’autore. Parafrasando al rovescio gli schemi degli intrighi di intrattenimento, coinvolge tuttavia ancor più il lettore, su molteplici piani diversi. Ogni pagina sembra inquadrata dai finestrini di un treno in avaria, immagini continuamente ricorrenti riportano ad una problematica deriva generale di cui, attraverso fenditure di fortuna, si possono solo cogliere vuoti da colmare , piccole isole di chiarezza o brevi lampi di senso. Al prezzo di un’attenzione tale da rinunciare a vivere.

Pubblicato nel 1989, rimane un romanzo attualissimo sia letterariamente sia perché si incide corticalmente nella memoria, seppure con un sorriso che non coinvolge le labbra. Riporta i tradizionalisti a tinelli scomparsi e compostezze abbandonate; suggerisce ai traumatizzati l’uscita dal buio; indica alle donne come non piegarsi; ammonisce i tempi sul concetto declinante di solidarietà.

Conoscere una donna di Amos Oz, Feltrinelli 2008, 265 pagine, 8,50 euro

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