L’occhio di Dio è gratis

Tesla, GM e concorrenti tradizionali promuovo molto la guida autonoma, ovvero il sistema di telecamere, a volte Lidar, ed intelligenza artificiale che consente alla macchina diversi gradi di indipendenza, dal parcheggiare da sola a fare interi viaggi senza che l’autista debba intervenire. 

La sottile line tra pensiero e memoria

Il nostro corpo ha 12 paia di nervi nel cranio, 78 organi, 206 ossa, 700 muscoli ed 85 miliardi di neuroni: tanta roba. Se prendiamo ad esempio uno studente di medicina, gli dobbiamo mettere in memoria circa 30.000 procedure, tante sono le malattie e le attività che dovrà svolgere per diagnosticare e curare i malanni. Per ogni specializzazione medica, ogni giorno escono 130-160 pagine di nuovi articoli scientifici che in teoria ogni professionista dovrebbe leggersi, se non studiare a memoria. Una cosa fattibile, se non fosse che quel giorno lo devono spendere con i pazienti e non più piegati sui libri.

Gli agenti AI e i medici

La scorsa settimana ha visto un buon successo di ChatGPT4, che in un trial randomizzato ha dimostrato di poter aiutare il medico a diagnosticare meglio, a livello di una squadra di dottori. È un bel passo avanti rispetto all’uso precedente, quello in cui il dottore ordinava a ChatGPT di scrivere le raccomandazioni al paziente in modo da migliorare il grado di obbedienza. 

Il paradosso di Jevons

William Jevons fu un economista e logico britannico vissuto attorno al 1850, pragmatico e scientifico nel suo approccio a questa disciplina. A lui dobbiamo il paradosso: al miglioramento della tecnologia corrispondono costi inferiori, che portano ad un più grande consumo di quella risorsa, non al risparmio.

Cerca nel profondo

La prima settimana di Trump è stata drammatica per il mondo digitale: da un lato la (non) sorpresa che il nuovo Presidente mette in concorrenza il fidato Musk sia per la creazione di nuovi datacenter dedicati all’intelligenza artificiale, sia per l’acquisto di TikTok. Se Musk pensava di ricevere favori in cambio di tutto quanto ha fatto e speso per l’elezione del nuovo presidente, s’è ricreduto. Tra Altman (OpenAI), Ellison (Oracle) e Son (SoftBank), tutti a celebrare i $500 miliardi da investire in Stargate, nuovo mega datacenter per l’intelligenza artificiale.

La zucca materialista

Continua il progresso nelle neuroscienze, specialmente sul fronte delle tecnologie di imaging, di sensori sempre più minuti ed anche liquidi, di impianti elettrochimici nel cervello, e di nuovi materiali biocompatibili. Stiamo arrivando al momento in cui potremo capire cosa c’è tra cervello e mente, e forse comprendere la meccanica della nostra coscienza, dei pensieri e delle nostre emozioni. Da un punto di vista etico questo momento è drammatico, perché avvicina la nostra capacità di plasmare una vera intelligenza artificiale.

Zucki a Canossa

Nel rigido inverno del 1077 l’imperatore Enrico IV attese tre notti al freddo, alle porte del castello di Canossa, prima di essere ricevuto e perdonato dal Papa Gregorio VII. 948 anni dopo l’imperatore dei social media, che controlla miliardi di persone tra Facebook, Instagram, Whatsapp, Messenger ed Oculus, si umilia di fronte al mondo allo stesso modo: anche Zucki va a Canossa.

Un 2025 di forte concorrenza

Buon 2025! Al CES di Las Vegas 4.300 aziende mettono in mostra le loro soluzioni digitali, alcune molto innovative, ed il mercato si attende faville dall’anno che inizia. Utilizzando questo grafico di The Information, vediamo cosa fanno le grandi.

Prepararsi al futuro digitale

All’inizio di questo millennio, in piena spinta della globalizzazione, molti ragazzi avevano paura di studiare informatica perché si rendevano conto che coetanei altrettanto bravi e ben equipaggiati in India e Cina potevano fare lo stesso lavoro ad una frazione del loro stipendio. Vent’anni dopo, siamo punto e a capo: studenti che evitano ingegneria, matematica, fisica perché presto questo o quel mestiere sarà svolto da un ranocchio artificialmente intelligente con un costo irrisorio rispetto alla loro paga.

Dall’Australia con furore

Nei giorni scorsi l’Australia ha passato una legge draconiana: divieto di usare social media ai minori di 16 anni. Con 27 milioni di abitanti, questa normativa non rappresenta ancora un grosso problema per le multinazionali del digitale, ma la decisione ha preso tutti di sorpresa, ed è probabile che altri la imitino. Come interpretare quest’iniziativa a favore dei nostri ragazzi?