IL Digitale


Torna a casa, Lettore

Chi segue questa rubrica ha letto molti articoli con nozioni di neuroscienze: abbiamo parlato di anatomia, facendo paragoni tra il nostro numero di neuroni e quelli del ranocchio che è l’intelligenza artificiale. Abbiamo visto la straordinaria differenza tra la capacità umana di apprendere, di intuire regole generali dal caso particolare, e quella del robot cui devi proprio spiegare la rava e la fava. Abbiamo visto come schiere di informatici sottopagati, in America ed in Cina, sprecano giornate...

... a classificare dati per fare in modo che una macchina capisca la differenza tra bottiglia di vino bianco e di latte. Ma avete letto su uno schermo, quello grande di un monitor o forse il piccolino di uno smartphone.  Quanto vi ricordate dei numeri precedenti? Siate sinceri... : )

Torna a casa Lettore è un invito a tornare alla lettura profonda che tanto è facile su carta quanto complessa su video. È  anche il titolo di un libro di Maryanne Wolf, scienziata che da anni studia questo campo a metà tra neuroscienze, letteratura e nuovi media.  

Gli esempi dei sintomi si sprecano: da chi si stupisce del referendum (“come, qui su Twitter tutti sono per il NO, ha vinto il SI con il 70%!) o delle presidenziali USA, a chi si beve qualsiasi fake news o fake truth nel minestrone convulso di mail, post, tweet, like e share, a chi comunica con emoji, sdeng ed altri simboli una volta relegati alla scuola materna ed ora affrancati anche in Parlamento. Chi taglia corto è portato sulle solite strade: dall’attaccare i giovani che non sono più quelli di una volta, alla scuola che non insegna, ai genitori che non fanno più il loro mestiere, al non ci sono più le mezze stagioni e si stava meglio quando si stava peggio. Chi taglia corto preferisce fuggire.

Invece no. In questa e prossime puntate entriamo in altri studi di neuroscienze che dimostrano la grande differenza nella lettura a seconda del mezzo, schermo o carta, e quelli che dimostrano come i social media ci portino in gruppi omogenei dove si tende a pensare e percepire tutto allo stesso modo.

La lettura ci distingue dagli altri animali, ed oggi abbiamo prove scientifiche che leggendo sviluppiamo circuiti neuronali non disponibili alla nascita o in chi non possa leggere. Quanto, cosa e come leggiamo plasma il nostro pensiero ed il funzionamento della mente, molto di piu’ di quanto succeda parlando. Perché leggere bene significa riflettere. Quando si parla di “lettura profonda” si intende l’insieme di processi di riconoscimento di parole, frasi, significati che ognuno di noi metabolizza in funzione delle proprie memorie pregresse, siano esse informazioni o emozioni. In 5 centesimi di secondo, a partire dallo stimolo visivo raccolto dagli occhi, il connubio mente – cervello ci fanno capire quanto stiamo leggendo, scaricare emozioni basate sul nostro vissuto, e mettere in memoria quella parola o frase per un prossimo uso. Non mi credete, vero?

Proviamo col testo scritto da Ernest Hemingway dopo una scommessa con gli amici sulla storia più breve che potesse scrivere. Sei parole:

Vendesi: scarpine per bimbo, mai usate.

Negli ultimi 5 centesimi di secondo avete letto, fatto attenzione, capito, ed in base al vostro vissuto provato una sensazione di commozione o di paura.  Se leggeste questa frase su carta, adesso fareste probabilmente un orecchietta alla pagina, o un segno a matita, e resterebbe nella vostra memoria a lungo. Ma siete su uno schermo: tirate su gli occhi, guardate dalla finestra e cercate di fare una foto a quanto vedete: vi aiuterà a ricordare le scarpine per bimbo, mai usate, molto a lungo. E specialmente vi aiuterà a fare vostra quella frase, a dare il vostro specifico significato.

Chi progetta social e motori di ricerca internet conosce questi meccanismi, e sa come tarare la comunicazione su video. Sfrutta la psicologia della persuasione per farci pensare quello che vogliono loro, e per farci cliccare cosa vogliono. Raccomando, specialmente a chi abbia figli nella fascia d’età 1-50, la visione di Social Dilemma, qui.

Nei prossimi numeri torniamo sulle nozioni di neuroscienze che ci raccomandano di staccare dal video, di prenderci del tempo per riflettere in solitudine e con la nostra testa durante una camminata, di leggere libri per quanto possibile.

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Zafferano

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In questo numero hanno scritto:

Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite
Tommaso Papini (Firenze): traduttore inquieto, occidentale esausto, cavaliere di bronzo
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro
Diego Saccoman (Milano): meccanico di paese, 60 punti di sutura e mai vinto niente