IL Digitale


Mi posso comprare un avatar?

Sara da Torino chiede lumi su ologrammi ed avatar, argomenti trattati da Valeria nella rubrica Musica in Parole e qui in Digitale. Davvero si possono vedere spettacoli di cantati o attori che paiono veri ma son digitali? Mi posso comprare un avatar? 

Si, è tutto vero: artisti vivi e defunti hanno degli avatar che riempono i teatri, e nel mondo della pubblicità cominciano a vedersi rappresentazioni molto realistiche di ologrammi quasi indistinguibili dalla persona in carne ed ossa. Questo report della BBC illustra molto bene a che stadio siamo arrivati: https://www.youtube.com/watch?v=c7qeMY-m8po Spiegano, tra le altre notizie, che già oggi i ricchi si comprano un avatar, per lasciare ai posteri il meglio di se: un incubo. Per i lettori che conoscono il Signor CEO, ovvero hanno riso del Megadirettore Galattico Duca Conte Balabam di fantozziana memoria, è immediato cogliere l’aspetto umoristico. Per i più giovani basta pensare all’avatar della mamma o suocera che per i prossimi anni vi sgrida su ogni cosa.  

Ma riusciremo ad emozionarci con l’avatar allo stesso modo di quanto facciamo con l’artista, o la suocera? Già oggi l’avatar può riprodurre una musica o un pezzo di teatro in modo convincente, ma è ben lontano dal poter parlare, dal sostenere una conversazione con noi. I progressi dell’intelligenza artificiale stanno accelerando ma nel campo del Natural Language Processing (NLP), ossia il riconoscimento del linguaggio naturale, siamo ancora molto indietro.

Un robot non riesce a capire il nostro sarcasmo, il contesto in cui usiamo un tono o una metafora specifici per passare il concetto che abbiamo a mente, non dialoga. Noi umani comunichiamo per metafore e crescendo impariamo a dosare emozioni ed informazioni a seconda della situazione in cui ci troviamo, ed attraverso il dialogo bidirezionale comunichiamo correttamente. Solo il Megadirettore Galattico comunica in modo imperativo e unidirezionale, mentre Fantozzi subisce e specialmente non risponde.

Se possiamo star tranquilli che avere a cena gli avatar di parenti antipatici non sia probabile, al contrario la presenza di capetti digitali a controllarci nelle attività lavorative è questione di poco tempo, perché hanno poco da dire e nulla da ascoltare, seguendo ricette precise. Un problema di questo scenario di capetti digitali, è che sono incorruttibili: non li puoi portare fuori a pranzo, non puoi scambiare favori, non li puoi persuadere. Potremo solo staccare la spina, o meglio ancora comprare un nostro avatar e mandarlo in ufficio al posto nostro, a lavorar per noi.

Per gli amici appassionati degli approfondimenti, due articoli ben scritti:

https://fortune.com/2020/01/20/natural-language-processing-business/

https://fortune.com/longform/ai-artificial-intelligence-big-tech-microsoft-alphabet-openai/

Alla prossima settimana 

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In questo numero hanno scritto:

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Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro