Ogni giorno ci arrivano notizie tristi e sconvolgenti che non coinvolgono solo i giovani, troppe volte vittime dell’inesperienza più che della cattiveria, ma soprattutto adulti, mascalzoni senza pudore, privi di ogni limite etico, senza coscienza o con cognizioni distorte sul bene e sul male. La malavita, la disonestà, le truffe, i delitti che riempiono la cronaca dei giornali e dei mass-media non sono più casi estremi, ma un modo di essere delinquenziale diffuso e profondo.
Non ci sono malavitosi di destra e di sinistra, intellettuali borghesi o ragazzi ignoranti di periferia, ma un universo di persone sospese tra la perdita di valori consolidati e la mancata acquisizione di una nuova identità. Non è un fenomeno solo nazionale ma diffuso ovunque, una mondiale caduta di modi di pensare e di comportarsi che ha distrutto cinicamente un mondo trasformandolo in una realtà dove non c'è più coscienza di male e bene, dove regna, invece, un’ambiguità di principi e ideali prodotta dall'assoluta mancanza di ogni conflitto interiore, la scelta dell'impietrimento e dell’indifferenza.
Sono sotto accusa gli insegnamenti familiari, scolastici, sociali. Le Istituzioni devono interrogarsi su quanto viene testimoniato e insegnato. Impresa e mercato, scuola e famiglia, vittime di un pensiero debole, sono luoghi di iniziazione a una qualità di vita scialba, scadente e banale. Rischiamo di cadere come animali nella trappola degli influencer o dei leaders d’opinione. Le nozioni e gli insegnamenti sono dinamici solo se includono approfondimento, sforzo critico, applicabilità concreta, altrimenti, le nozioni marciscono, nascono morte, non hanno futuro, e la loro funzione altro non è che creare, con il loro insieme, schiavi di un sistema corrotto e demagogico, o ciechi, rinchiusi nella propria inscalfibile e diamantina sicurezza di vederci bene.
L’illusione di un avanzamento è una degradazione sconfortante che rende solo presuntuosi a causa di alcune miserabili cose imparate e angosciamente frustrati, perché, a breve o lungo termine, quelle cose imparate si riveleranno insignificanti. I social networks moltiplicano all’infinito quanto detto a proposito delle istituzioni educative. Essi, infatti, non propinano insegnamenti, ma offrono "esempi" e "modelli" illusori, deprimenti e negativi, rendendo gli ascoltatori aggressivi fino alla delinquenza o passivi fino all’infelicità.
Sono i "cattivi maestri", guide inaffidabili che, senza chiedersi se la strada è giusta, privano il cuore di quella serenità che ci fa amare la vita. Molti si perdono con la comoda scusa del "tutti fanno così", oppure "l'ho visto fare in TV". Dobbiamo scoprire chi sono oggi le guide cieche, scovarle perché intelligentemente rintanate nei nascondigli più impensati o discretamente velate di seducenti maschere, denunciarle con coraggio nell’intento nobile di salvare tanti che cadono nell’inferno di un’esistenza grigia o infelice: com’è il nutrito esercito degli ignoranti, degli arroganti maleducati, dei tossicodipendenti, degli alcolizzati, dei disperati che si tolgono la vita.
I buoni maestri vanno cercati con premura e valutati con precisi criteri valoriali perché sono “riferimenti di vita”, le guide sicure lungo i sentieri difficili della scalata. “Dalle loro opere li riconoscerete”. Un’azione è buona solo se esce da un cuore buono, altrimenti è finzione, ipocrisia, egoismo, speculazione, disonestà. Se il cuore non è pieno di bontà, di rettitudine, diventiamo o restiamo guide cieche, perché tutto quello che faremo porterà il marchio di intenzioni non leali.