IL Digitale


Tempi e metodi digitali

Il mio primo lavoro da ingegnere fu in una fabbrica di pneumatici: dopo la necessaria formazione e certificazioni sindacali, fui messo ad analizzare i processi produttivi e cercare di migliorarli in termini di tempi di attraversamento, qualità e flessibilità. 

Insieme ad altri colleghi e con l’impegno di tutti, passammo da 12.000 a 17.000 pneumatici al giorno, dal farne solo quattro modelli diversi ad oltre trenta, ed abbassammo la difettosità a livelli eccellenti, tanto da riuscire a vendere fino alla Toyota in Giappone.

Nel quotidiano, quel lavoro sapeva essere antipatico: dovevo analizzare ogni movimento fatto dagli operai, cronometrarli, e poi capire se la loro sequenza era quella ottimale o se ci fossero dei pelandroni. Ho capito fin da piccolo che a tagliar costi son bravi tutti, mentre produrre di più e meglio della concorrenza è quello che conta veramente. Ora, cosa c’è di meglio che delegare questo genere di mestiere all’intelligenza artificiale? Amazon da anni usa telecamere ed AI per monitorare cosa fanno i magazzinieri, riprendere o licenziare quelli lenti, e specialmente perfezionare la sequenza corretta di azioni in modo da essere il più produttivi possibile.

Con l’AI generativa e la capacità di interpretare linguaggio e quindi istruzioni, documenti e contratti, l’analisi tempi e metodi digitale arriva in qualsiasi ambito lavorativo: dalle procedure ospedaliere, alle pratiche assicurative, allo sviluppo software e via dicendo. Multinazionali blasonate ci dicono che il robot è un copilota, che non è progettato per sostituire i lavoratori e mandarli sul divano di cittadinanza, ma questo è solo vero per le aziende che lo usano per fare di più e meglio. Le altre, che come scimmie al pascolo vogliono solo tagliare i costi, finiscono per eliminare impiegati ed operai.

La mia esperienza sul LLM che aiuta in tempo reale gli agenti del supporto clienti, facilitando correttezza e velocità nella risoluzione dei problemi al telefono, trova un riscontro robusto nella ricerca che ha coinvolto oltre 5.000 lavoratori (qui). Aumento del 14% della produttività media, con punte del 34% per gli operatori novelli e 0% per quelli esperti: ogni azienda con un call-center è pronta a cogliere l’opportunità. Anche in questo caso si vede la differenza tra concorrenti: chi pensa al taglio dei costi si ritrova un servizio commodity, sciapo. Al contrario chi usa lo strumento per proporre nuovi servizi, vince sulla concorrenza.

Quando applichiamo l’analisi tempi e metodi a tutti i mestieri, vediamo che circa l’80% della forza lavoro americana ha 10% delle proprie attività fattibili, o aiutabili, dall’AI, con punte del 20% dei lavoratori dove il 50% può essere migliorato o sostituito dal ranocchio elettronico. Queste ricerche validano una previsione che avete letto qui anni fa: per avere una qualche sicurezza di reddito da lavoro, meglio concentrarsi o su quei mestieri dove si fanno molte attività diverse tra loro, oppure su quelli iper-specializzati dove il computer non ha modo di raggiungervi.

In qualsiasi caso, specie per chi studia o si affaccia al mondo del lavoro, è prudente almeno giocare e prendere dimestichezza con questi strumenti, per stare sempre un passo avanti al vostro padrone. Un secondo pensiero lo possiamo rivolgere a quelle aziende che evidentemente puntano sulla riduzione costi come unico modo di fare, e spesso sono piattaforme della gig economy. Oggi un ristorante che usi le piattaforme per consegnare a casa dei clienti, paga tra il 30 ed il 52% della comanda. E vediamo i ragazzi che in bici, monopattino o motorino fanno la consegna, sono trattati come novelli schiavi: alla fame e senza protezioni. Uber Eats, ad esempio, è presente in 6.000 città in 45 paesi, e serve quindi milioni di persone che faticano a far due passi per andare in pizzeria, non ce la fanno a chiamare per ordinare un piatto direttamente al ristoratore, e non pensano alle conseguenze dell’uso di queste piattaforme.

Al contrario, se milioni di clienti capissero che la convenienza dell’aver la tegliata di lasagne sull’uscio si paga con ristoratori e fattorini che a malapena arrivano a fine mese, perché il CEO con la Felpa (copyright Riccardo Ruggeri) ha illuso tanti, magari una passeggiata la farebbero, per il bene di tutti.

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Zafferano

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In questo numero hanno scritto:

Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Giovanni Maddalena (Termoli): filosofo del pragmatismo, della comunicazioni, delle libertà. E, ovviamente, granata
Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite
Silvia Andrea Russo (Cremona): passione per l'antichità, la letteratura, la recitazione, la musica, il canto e la scrittura