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Bibi’ e Bide’

Oggi la poco amata Hillary Clinton torna al suo Wellesley College, per impartire la sua visione e benedizione democratica alle ricche studentesse che sborsano $90.000 all’anno per studiare in cotanto prestigioso istituto. Lei inaugura un centro studi su cittadinanza, leadership e democrazia, ovviamente a suo nome per ricordare a tutti che s’è laureata qui nel 1969, per poi essere First Lady dal ‘93 al 2001 e Segretaria di Stato dal 2009 al 2013.

A differenza di altre visite e discorsi del passato quando venne accolta a braccia aperte, oggi troverà un’accoglienza poco amichevole: manifestanti ebrei e propalestinesi l’attendono sul piede di guerra, per urlare tutto il possibile contro il supporto del partito Democratico alla strategia stragista di Israele in Palestina. Vedremo come si comportano polizia e servizi segreti nel gestire la folla, normalmente urla ed insulti sono consentiti.

Dopo sei mesi di guerra a Gaza, Biden è stato costretto ad alzare la voce con Bibi: non basta provare a risparmiare bimbi e civili innocenti, ci devi riuscire. La voce grossa non ha però fermato il flusso continuo di missili e bombe che mandiamo in Israele perché si possa difendere al meglio dai terroristi. Dopo le 1200 vittime ed i 200 prigionieri del 7 ottobre scorso, l’esercito israeliano ha ucciso 33.000 palestinesi ed una quantità eccessiva di pupi, giornalisti e soccorritori, mentre 123 disgraziati sono ancora prigionieri. L’esercito ha fatto una strage senza nemmeno ottenere l’obiettivo principale.

A questo punto la maggioranza della popolazione americana rigetta l’attuale strategia israeliana, ma la lobby ebrea riesce ancora a controllare l’amministrazione Biden, e nessuno parla di interrompere il supporto finanziario e militare. John Mearsheimer, riconosciuto per l’equilibrio e la logica delle sue analisi geopolitiche, ci spiega che sarebbe anche ora di toglierci le fette di salame dagli occhi.

Israele non vuole e non può lasciare che i palestinesi abbiano un proprio stato, banalmente perché avrebbero bisogno di troppo spazio per sviluppare i loro otto milioni di abitanti, a detrimento dei propri cittadini ebrei. Anche allargare lo stato di Israele per contenere entrambe le popolazioni in una democrazia non è possibile, proprio perché ci sarebbero più votanti arabi che altri. Restano due soli scenari possibili per Bibi ed i suoi: quello dell’apartheid, ovvero di una società dove i palestinesi contano meno di nulla e sono sfruttati, o quello dell’eliminazione fisica di chi non sia ebreo. Tutto il resto è giusto, romantico e desiderabile, ma infattibile.

Per quanto gli esercizi retorici ed i riferimenti al genocidio nazista possano scaldare gli animi, la logica del conflitto è semplice: Israele “deve” eliminare i palestinesi a prescindere dalla presenza di nuclei terroristi come Hamas ed altri. Raccomando di riprendere testi vecchi di Mearsheimer come questo per rendersi conto che il film è proiettato da anni, basta avere l’onestà intellettuale di vederlo.

La Vicepreside di Wellesley ha minacciato gli studenti: “potete manifestare, ma ricordatevi il codice di condotta: ogni interruzione al discorso sarà punito. Non potete portare cartelli e dovete stare dietro le barriere”. Quale viatico migliore per il nuovo centro studi su cittadinanza, leadership e democrazia sponsorizzato e voluto dalla Clinton.

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In questo numero hanno scritto:

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Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
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