IL Digitale


Cyborg al lavoro

In questa rubrica abbiamo già parlato di cyborg, in ambito medico: quando ad un paziente si vanno ad inserire protesi, organi artificiali o chip nel cervello per recuperare funzionalità perse a cause di patologie o incidenti, abbiamo il cyborg. 

La recente presentazione di Neuralink, dove Elon Musk ha presentato gli ultimi progressi in termini di miniaturizzazione e possibilità di inserire chip nella zucca, danno speranza ai malati e spaventano i complottisti. In fabbrica sono già presenti esoscheletri, che consentono ai magazzinieri maggiore produttività e minori problemi fisici, ed ora questa unione uomo-macchina si sta allargando anche agli uffici ed al cervello.

La scorsa settimana Johnson ha ripreso un argomento a me molto caro, quello delle traduzioni, qui, dove spiega l’importanza di distinguere le attività facili e ripetitive da quelle complesse o innovative. Nel primo caso un traduttore artificiale riesce a fare un buon lavoro, nel secondo è sempre richiesto l’intervento del professionista, perché molti concetti esistono solo in una lingua e tradurli letteralmente non renderebbe mai l’idea originale. Ci sono anche costrutti grammaticali diversi da una lingua all’altra, e solo di recente il progresso dei traduttori automatici ha consentito di smarcare questi problemi.

Anni fa, nel pieno dello scandalo che vedeva la Chiesa Cattolica coinvolta in casi di pedofilia da parte di preti e vescovi, il Vaticano pensò bene di mandare una lettera a tutti i cardinali d’America per chiarire che al minimo sospetto ogni diocesi desse massima collaborazione alle forze di polizia. Giusto per evitare incomprensioni, la scrissero in latino, che usa la doppia negazione al contrario dell’inglese. Quel giorno il Cardinale di Los Angeles era a spasso sulle colline della California, a contemplare le bellezze del Creato, e la sua segretaria usò Google per tradurre questa lettera importante. La doppia negazione fece il danno, in inglese si capiva che in caso di sospetto era meglio non collaborare. Son passati due mesi prima che a queste aquile venisse in mente di controllare il testo originale e scoprire l’errore, tempo in cui la diocesi s’è ulteriormente coperta di ridicolo.

In tempi più recenti, Alexa è stata completamente riscritta per funzionare in italiano, per evitare i problemi di meccanica che differisce tra una lingua ed un'altra. Oggi abbiamo traduttori generalisti che funzionano discretamente ed altri sviluppati per campi specifici che danno ottimi risultati, da cui partire per completare la traduzione nel modo migliore. Ma sarebbe un errore pensare che il mestiere del traduttore sparisca, che venga sostituito da questi robot. Tanto nel rendere concetti tecnici complessi, quanto nel dare il pathos necessario al contesto, occorre un mix di creatività e comando della lingua che è impossibile riprodurre per la macchina.

Serve piuttosto un’evoluzione nella formazione e nell’organizzazione del lavoro del traduttore, che non è più un professionista col suo bagaglio di conoscenze ed esperienze e qualche strumento al contorno, ma un cyborg, che ha in sé il traduttore automatico. Con un chip impiantato nel cervello, come dice Musk? Dipende da quanto competitivo diventa il mercato del lavoro: magari non per la ristretta cerchia dei traduttori, probabilmente per altre professioni. Occorrono ancora anni prima di arrivare ad un impianto che non ha benefici medicali, e quindi richiede una serie di certificazioni che impiegheranno anni. Da qui ad allora saranno le interfacce a dare questa integrazione uomo-macchina: possiamo aspettarci notevoli evoluzioni con grafica ed audio per integrare la traduzione automatica con il rifinimento e le correzioni da parte del professionista.

Allo stesso modo in altri mestieri di concetto, non serve aspettare di mettere un chip nella testa: dalla revisione delle attività lavorative, e dall’innovazione dell’interfaccia uomo-macchina, diventeremo cyborg prima di quanto si immagini.


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