IL Digitale


La battaglia degli investimenti

Città, regioni e stati fanno a gara per attrarre investimenti di questa o quella azienda, e creare posti di lavoro ben retribuiti che a loro volta facciano crescere l’economia locale.

L’economia digitale ha visto il consolidamento delle posizioni quasi monopoliste di pochissime aziende, come Amazon, Google, Facebook, che sembra abbiano la notevole capacità di arricchirsi senza pagare le tasse, o facendolo in misura ridotta.

Recentemente Amazon ha rinunciato ad aprire gli uffici a New York, dove aveva promesso di portare 25.000 posti di lavoro con stipendio medio di $150.000. Inizialmente non si era ben compreso come una città flagellata dal traffico ed infrastrutture decrepite potesse attrarre un progetto del genere, salvo poi scoprire i notevoli incentivi fiscali offerti. S’è quindi appreso che Amazon, su profitti vicini ai $12 miliardi, non pagherà tasse.

Ogni azienda deve ottimizzare il ritorno sull’investimento dei propri azionisti, e rimanendo nei parametri di legge un’azienda potente come Amazon riesce dove nessuna piccola e media impresa potrebbe mai tentare. Con la capacità di spostare decine di migliaia di posti di lavoro in giro per il mondo, queste grosse aziende hanno il coltello dalla parte del manico quando si tratta di negoziare tasse, salari e tutto quanto contribuisca al loro profitto.

Nel mio primo articolo di Zafferano avevo spiegato i meriti tecnici delle piattaforme digitali, ora posso dire che Jeff Bezos guadagna $9 milioni all’ora con la sua azienda, e che rappresenta un accentramento di potere economico raramente visto nella storia.

Google si permette di non lavorare per la difesa americana, ma al contrario non si tira indietro dal supportare organi statali cinesi. Ognuna di queste aziende apre e chiude scatole societarie per ottimizzare il carico fiscale in giro per il mondo, sempre in modo legale, sempre impoverendo i contribuenti di questo o quel paese.

Per molti anni il Mercato con la m maiuscola è stato pensato come un sistema in grado di regolare gli scambi economici portando crescita per tutti. È sotto gli occhi di tutti che in casi di forte accentramento di potere economico, come le grandi multinazionali del digitale o della salute, forse occorre un ripensamento sull’efficacia dei sistemi di controllo.

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Zafferano

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In questo numero hanno scritto:

Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Tommy Cappellini (Lugano): lavora nella “cultura”, soffre di acufene, ama la foresta russa
Franco Cazzamali (Romanengo, Cremona): macellaio
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale
Marinella Doriguzzi Bozzo (Torino): da manager di multinazionali allo scrivere per igiene mentale
Pietro Gentile (Torino): bancario, papà, giornalista, informatico
Leo Leoni (Frosinone): agente assicurativo
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro
Marco Sampognaro (Brescia): giornalista prestato all’Università, specializzato in inseguimento sogni